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domenica 10 dicembre 2017

COME ONORARE QUALITATIVAMENTE LE LITURGIE DOMENICALI



Dal vortice di esperimenti postconciliari alla routine pastorale di oggi, sul compito di onorare qualitativamente le liturgie domenicali si è addensata l’applicazione di ogni tipo di strategia additiva, trascinata dalla parola d’ordine della “partecipazione attiva”, equivocata molto spesso a sua volta come immediatezza emotiva del culto o comprensione cognitiva del rito. Ne è scaturita quella cura molto ingenua di una liturgia affollata di espedienti a ribasso, più vicini alla logica dell’intrattenimento che ai processi della mistagogia.

A complicare le cose ci si è messo questo vento di ritorno per predilezioni neotridentine che in realtà si innesta, per quanto inconsapevolmente, sulla stessa logica di incentivazione emotiva dell’ordinario cabaret liturgico in diffusione quotidiana. Il “senso del mistero” tanto rivendicato resta una sigla altrettanto pretestuosa che quella della “partecipazione attiva”. Tutto in realtà è molto più misterioso di questa chiara, chiarissima, attrazione per un immaginario di sicurezza psichica.

Ho l’impressione che stiamo comprendendo soltanto adesso, a cinquant’anni dal Concilio, la densa posta in gioco della riforma liturgica e la competenza necessaria a dare forma eloquente all’estetica del segno che le corrisponde.



Giuliano Zanchi, Liturgia ed esperienza cristiana, in “Celebrare in spirito e verità. L’esperienza spirituale della liturgia”, Edizioni Glossa, Milano 2017, pp. 35-36