Is
40,1-5.9-11; Sal 84 (85); 2Pt 3,8-14; Mc 1,1-8
Il Sal 84 nella sua
seconda parte, che è quella ripresa dal salmo responsoriale della liturgia
odierna, dà voce al profeta che annuncia un messaggio da parte di Dio:
messaggio di pace, di misericordia, di verità, di giustizia. In questo
messaggio, Dio promette di riprendere il suo posto in mezzo al popolo,
purificato dall’esilio e dalle sofferenze. La tradizione cristiana ha riletto
questo canto del “ritorno” di Israele alla sua terra e al suo Dio, e del
“ritorno” di Dio verso Israele, sua sposa, come la celebrazione dell’abbraccio
perfetto in Cristo tra la natura umana e la natura divina. Di Natale in Natale,
la promessa del Signore apre davanti alla Chiesa la prospettiva dell’Avvento
finale di Cristo, in cui pace e giustizia, amore e verità raccoglieranno in un
unico abbraccio il cielo e la terra.
Alle parole del
profeta Isaia riprese dalla prima lettura: “preparate la via al Signore”, fanno
eco le parole di Giovanni Battista raccolte dal brano evangelico: “preparate la
via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”. Ogni vero incontro è frutto di
un reciproco cammino. Il Signore ci viene incontro, ma ciascuno di noi deve
compiere il suo tratto di strada con la propria conversione. Ce lo ricorda san
Pietro nella seconda lettura: “nell’attesa di questi eventi, fate di tutto
perché Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia”. L’insegnamento di
fondo che la parola di Dio ci rivolge in questa domenica è quindi un invito
alla conversione per ristabilire la comunione col Signore che viene
continuamente a noi. Dio entra nella storia umana e si rivela pienamente in
Gesù Cristo, per invitare ed ammettere gli uomini alla comunione con sé e fare
di tutti gli uomini una comunità di fratelli, che è la Chiesa - nuova
Gerusalemme. Questo fatto che interpella in prima persona ogni uomo che vive
nel mondo, è un’autentica chiamata alla vera vita, alla vera felicità. La
risposta all’invito divino esige l’apertura del cuore, un atteggiamento cioè di
disponibilità e di accoglienza, permeato di quella semplicità e povertà che è
alla base della fede; e richiede che si scavi nella propria vita una strada e
la si percorra, con gioia e coerenza, fino all’incontro definitivo con il
Signore.
Tra le immagini con
cui le letture bibliche d’oggi parlano della conversione c’è quella della
“strada” o della “via”, tema biblico classico, che esprime tutto il dinamismo
della fede, intesa non tanto come atteggiamento intellettuale, quanto piuttosto
come uno stile di vita nel quale si traduce la fedeltà al vangelo e quindi come
“sequela” di Cristo. In questa prospettiva la vita cristiana appare come un
“cammino” di fede - conversione, compiuto insieme agli altri fratelli per
incontrare il Signore che viene e per fare l’esperienza della sua comunione.
Ostacoli sul nostro cammino non ne mancano. Vi sono, fra l’altro, le realtà
terrene, quando non vengono usate “con la sapienza che viene dal cielo”, come
dice la colletta. Perciò nella preghiera dopo la comunione chiediamo a Dio di
saper “valutare con sapienza i beni della terra, nella continua ricerca dei
beni del cielo”.
Il Signore e giudice
della storia verrà e “in quel giorno tremendo e glorioso passerà il mondo
presente e sorgeranno cieli nuovi e terra nuova” (II prefazio dell’Avvento).
L’eucaristia facendo memoria della morte e risurrezione di Cristo pone per
ciascuno di noi che vi partecipiamo un segno e una caparra di salvezza per quel
giorno “tremendo e glorioso”. Infatti nell’eucaristia Cristo ci ammette alla
sua comunione, segno e caparra di quella comunione piena e definitiva alla fine
dei tempi.