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lunedì 25 dicembre 2017

LINGUA VIVA NON SIGNIFICA SOLTANTO COMPRENSIBILITÀ MA MOLTO DI PIÙ


«Ci si rende conto, come annotava Guardini, che “l’uomo vive nel linguaggio e in virtù di esso” e che pertanto “il linguaggio è un ambito oggettivo, un contesto di strutture di significato che accoglie il singolo alla nascita, nel quale egli si muove, dal quale riceve forma e impronta fino nel più profondo, che dischiude certi ambiti di vita e altri ne preclude” (R. Guardini, Etica. Lezioni all’Università di Monaco (1950-1962), Morcelliana, Brescia 2001, 242). Detto altrimenti, è chiaro che la lingua viva, ogni lingua, proprio per la capacità di dare forma all’uomo e al pensiero, di scavare nel profondo dell’esperienza e dell’autocoscienza, di consentire l’accesso al reale, è e deve essere singolare e autorevole mediazione del mistero. Al di fuori di una visione così ampia, ogni discorso sulla lingua del popolo nella liturgia, favorevole o contrario, risulta sterile e a corto respiro.

[…] Ogni lingua è liturgica nella misura in cui può garantire la partecipazione di tutto l’uomo, del suo volere come del suo sentire, al dono di grazia, percependo la distanza dall’Altissimo e gustandone la consolante presenza, ascoltandone la voce e, al contempo, rimanendo in vita (cf. Dt 4,23). Non può esserci ostacolo alcuno all’ingresso delle lingue degli uomini nella liturgia, e se nessuna lingua “sacra” può arrogarsi l’esclusiva di poter dire il mistero o di rivestire i tanti atteggiamenti della fede, così nessuna lingua è tanto povera da non poter essere umile epifania delle opere di Dio e dare voce alla risposta degli oranti […]

La logica dell’incarnazione pretende che anche la celebrazione assicuri il doppio binario dell’ulteriorità, per il quale la liturgia con i suoi linguaggi rinvia al mistero che le parole umane riescono a malapena a balbettare, e dell’umanità, per il quale il celebrare non tradisce il radicamento storico e culturale dei celebranti.»

(Loris Della Pietra, La parola restituita. La ricchezza del linguaggio liturgico, San Paolo, Cinisello Balsamo 2017, pp. 53-55).