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mercoledì 25 marzo 2020

NON SI TRATTA DELLA RIFORMA DELLA RIFORMA


Nella Lettera ai vescovi che accompagnava la pubblicazione del Motu proprio Summorum Pontificum (07.07.2017), Benedetto XVI stabiliva: “nel Messale antico potranno e dovranno essere inseriti nuovi santi e alcuni dei nuovi prefazi”. L’Osservatore Romano di quest’oggi (26.03.2020) pubblica due Decreti della Congregazione per la dottrina della fede (Quo magis e Cum sanctissima) con cui viene attuato quanto scritto nella suddetta Lettera: vengono approvati sette nuovi prefazi eucaristici e la possibilità di celebrare, nel quadro normativo d’insieme della forma straordinaria del Rito romano e quando il giorno liturgico lo permette, qualsiasi santo canonizzato dagli anni sessanta in poi.


L’uso o meno di queste novità rimane una facoltà ad libitum. Non si capisce quindi se tali novità saranno inserite o meno in una eventuale nuova edizione tipica del Messale Romano del 1962.


Detto questo, però, dopo una attenta lettura dei due Decreti, emerge qualche perplessità. La Lettera di Benedetto XVI parla di inserire “alcuni dei nuovi prefazi”; evidentemente nel contesto si fa riferimento ai nuovi prefazi del Messale di Paolo VI. Invece i sette prefazi proposti sono ripescati in altre fonti. Seconda perplessità: con quale criterio sono state scelte settanta feste di III classe “... le cui celebrazioni non possono mai essere impedite dalle sue disposizioni”? I criteri allegati non sembra che possano giustificare una tale operazione nel Messale del 1962.