Giovanni Vannucci, Alchimia
e liturgia, a cura di Marco Vannini (Collana La Lucerna 15), Lorenzo de’
Medici Press, Firenze 2019. 148 pp. (€ 12,00).
Giovanni Vannucci (Pistoia 1913
– Firenze 1984) dell’Ordine dei Servi di Maria, ha vissuto come protagonista
silenzioso la storia del cattolicesimo italiano della seconda metà del
ventesimo secolo, attraversandone con faticosa, dolorosa lealtà le
contraddizioni e la crisi. La sua grandezza è apparsa in tutto il suo rilievo
solo dopo la morte, attraverso la pubblicazione postuma di una quantità di
opere, di cui questa che presentiamo è certamente una delle più importanti.
Sono qui raccolte le Lezioni sull’Alchimia e quelle sull’Anno
liturgico che Vannucci tenne all’Eremo di San Pietro alle Stinche nell’inverno
1980-1981: si tratta dunque di una delle ultime opere del religioso servita, frutto
più maturo della sua lunga, appassionata ricerca a tutto campo nel regno dello
spirito.
Troviamo qui illustrata una
tesi per molti versi paradossale e sconvolgente: la liturgia cristiana deriva
dall’ermetismo antico, attraverso la mediazione dell’alchimia, verso la quale
si ha perciò il grosso debito di aver mantenuto vivo, nascostamente, l’insegnamento
della tradizione ermetica, da quando, con la chiusura della Scuola di Atene, la
filosofia classica fu messa al bando dall’Impero Romano diventato cristiano e
braccio armato della Chiesa ormai vincitrice sul paganesimo.
Seguendo questo filo
conduttore, appaiono in una luce completamente nuova molte delle pratiche di
quella liturgia cristiana cui l’uomo contemporaneo non partecipa più, anche
perché non comprende nel suo vero, profondo significato.
(Quarta di copertina)