Enrico Mazza, Sacrificato
per i nostri peccati? Una ricerca sull’origine di un’idea, EDB 2020. 244
pp. € 25,00.
Due versetti di Paolo – 1Corinti
15,3 e Romani 3,25 – sono al centro di questa ricerca di storia delle idee. Se
legati assieme, essi affermano che Gesù è morto per i peccati degli uomini e
che la sua morte fu un sacrificio espiatorio. Queste frasi vanno lette all’interno
dell’intero corpus paolino, dove emerge anche un’altra cristologia,
basata sul rapporto di contrapposizione tra il primo Adamo e l’ultimo Adamo,
che si caratterizza per la sua obbedienza.
In altri termini, con il
metodo storico-critico la morte di Cristo non fu sacrificale, né in remissione
dei peccati, mentre ciò si può affermare con il metodo tipologico.
Poiché Paolo non utilizzerà
mai più la frase di 1Corinti 15,3 e Romani 3,25 non è altro che una
trasposizione del linguaggio del sacrificio del kippur sul sangue di
Cristo, ne segue che questi è come il Propiziatorio per la
giustificazione di tutti gli uomini.
(Dalla Quarta di copertina)