1Re
19,9a.11-13a; Sal 84; Rm 9,1-5; Mt 14,22-33
Oggi, come di solito nelle
altre domeniche del Tempo ordinario, il brano dell’Antico Testamento e quello
evangelico del Nuovo Testamento coincidono tematicamente. Non è ozioso
rammentare che la nostra fede professa l’unità dei due Testamenti, di cui lo
stesso e unico Dio è ispiratore e autore. Nella seconda lettura odierna, san
Paolo ricorda ai romani che l’esperienza cristiana non si pone in linea di
totale rottura rispetto all’esperienza di Israele, anzi ne è la prosecuzione e
il compimento. Vediamo quindi quale sia il messaggio unitario delle letture
prima e terza.
La prima lettura narra la
manifestazione di Dio ad Elia. L’episodio va collocato nel suo contesto. Dopo
che Elia aveva vinto la sfida del Carmelo con i falsi profeti di Baal e li
aveva anche fatto uccidere, la regina Gezabele venuta a conoscenza del fatto
fece ricercare Elia per ucciderlo. Ecco quindi che il profeta, per evitare le
ire di Gezabele, fugge nel deserto, con il cuore carico di amarezza. In questo
momento tragico della sua vita avviene l’incontro di Elia con Dio, il quale si
manifesta al profeta nel “sussurro di una brezza leggera”. Dio si rivela non
tanto nel prodigioso e nel sensazionale, ma piuttosto nel silenzio,
nell’interiorità del rapporto con lui. Dio ha dato prova della sua vicinanza al
profeta in un momento difficile, ma anche lo invita a riprendere la via del
deserto, a rimettersi senza paura nella sua missione.
Anche l’episodio narrato dal
vangelo parla di Dio che si rivela in Gesù Cristo. Gesù si manifesta ai
discepoli come il Signore che si muove liberamente tra le forze del mare e
questo serve a educare la loro fragile fede, a fidarsi di lui. Il fantasma che
fa gridare dalla paura i discepoli, quello è Gesù. Il significato dell’episodio
è chiaro: Gesù si rivela come colui che è presente per salvare i suoi nei
momenti di pericolo, quando tutte le energie sono ormai state spese. Dio è
presente, attivo, specialmente nei momenti di difficoltà e di lotta. E’ la fede
che apre i nostri occhi alla presenza di Dio nella nostra vita: essa rompe ogni
paura, ci fa uscire dalle nostre sicurezze per mandarci incontro a lui.
Gesù ripete anche a noi le
parole indirizzate ai discepoli: “Coraggio, sono io, non abbiate paura!”. Il
Signore che domina tutto il creato rafforza la nostra fede così che possiamo
riconoscerlo presente in ogni avvenimento della storia, in ogni circostanza
della nostra vita, per affrontare serenamente ogni prova, camminando con lui
nella pace. La promessa di Cristo di essere presente nella sua Chiesa, si
compie in molte maniere, ma soprattutto quando riuniti in assemblea celebriamo
e partecipiamo all’eucaristia.