Dt
18,15-20; Sal 94; 1Cor 7,32-35; Mc 1,21-28.
Come
Israele nel deserto, anche noi siamo in cammino verso una terra promessa. In
tutte le circostanze della vita, nelle gioie e nelle privazioni, nel lavoro e
nel riposo, nel rischio e nella tentazione, soltanto la luce e la forza della
fede possono aiutarci a realizzare pienamente il nostro esodo verso la nuova
Gerusalemme, verso la patria celeste. Ecco perché proclamiamo che il Signore è
“la roccia della nostra salvezza”. La parola di Dio illumina i sentieri del
nostro pellegrinaggio. Per questo, il salmo responsoriale ci invita a non
chiudere il cuore alla voce del Padre che conduce e protegge “il popolo del suo
pascolo” nel cammino della vita.
La
prima lettura contiene una promessa divina annunziata da Mosè: Dio non farà mai
venir meno il dono della profezia in Israele attraverso la parola di molti nei
quali questo dono s’incarnerà. Il profeta promesso è il Messia che porterà a
Israele la parola definitiva di Dio, una parola detta con autorità, con la
stessa efficace di quella di Dio. Quindi dopo Mosè e gli altri profeti Dio
invierà il suo profeta per eccellenza, Cristo Gesù: “Dio, che molte volte e in
diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti,
ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (Eb
1,1-2).
Il
brano evangelico parlando degli inizi del ministero di Gesù a Galilea, nota lo
stupore suscitato dal suo insegnamento. L’evangelista ci invita ad
accompagnare, per una intera giornata, Gesù e i discepoli che egli ha appena scelto.
E’ un giorno di sabato, a Cafarnao. Gesù va alla sinagoga e si mette ad
insegnare. Marco non riferisce nessuna parola del predicatore, ma annota che
parla come uno dotato di una sorprendente autorità e che fin da quel primo
giorno, guarisce un uomo “posseduto da uno spirito impuro”. La missione di Gesù
è come quella dei profeti, che insegnavano a nome di Dio e quindi con
l’autorità che veniva da lui. L’autorità con cui parla Gesù si manifesta
nell’efficacia della sua parola. Se ne ha una conferma nell’episodio di
liberazione dell’indemoniato. L’effetto della parola di Gesù è immediato: “E lo
spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui”. Dunque l’autorità
di Gesù coincide con l’efficacia della sua parola che libera e risana. Gesù si
mostra potente e vincitore contro le forze che schiavizzano l’uomo.
Gesù
è venuto a strapparci dalle forze del male. In Gesù ci viene offerto un segno
chiaro: Dio impegna se stesso fino in fondo per la nostra felicità. Per questo
il suo Figlio si è fatto uomo. Per questo non esiterà a lottare a mani nude
contro ogni cattiveria e contro ogni odio, contro ogni banalità e contro ogni
menzogna. Fino a venir condannato a morte. Fino a versare il suo sangue. Una
storia di amore che per noi si rende presente in ogni celebrazione
eucaristica.