Agata
subì il martirio a Catania, probabilmente sotto Decio (251). Nel canone romano
il suo nome è associato a quello di santa Lucia. L’antico Martirologio geronimiano (secolo V) colloca la sua “deposizione” al
5 febbraio, data in cui la memoria della santa è stata sempre celebrata nella
liturgia romana. Nei secoli V/VI sant’Agata era venerata sia in Occidente che
in Oriente.
Colletta
del Messale del 1962:
Deus, qui inter cetera
potentiae tuae miracula etiam in sexu fragili victoriam martyrii contulisti:
concede propitius; ut, qui beatae Agathae Virginis et Martyris tuae natalicia
colimus, per eius ad te exempla gradiamur.
Colletta
dei Messali del 1970 e del 2002:
Indulgentiam nobis,
quaesumus, Domine, beata Agatha virgo et martyr imploret, quae tibi grata
semper exstitit et virtute martyrii et merito castitatis.
“Donaci,
Signore, la tua misericordia, per intercessione di sant’Agata, che risplende
nella Chiesa per la gloria della verginità e del martirio” (Messale italiano
1983).
“Donaci, o Signore, la tua misericordia per intercessione di sant’Agata, vergine e martire, che sempre ti fu gradita per la forza del martirio e la gloria della verginità” (Messale italiano 2020).
La
colletta del Messale del 1962 fa un generico riferimento all’imitazione degli
esempi della santa. La nuova colletta dei Messali del 1970 del 2002 è presa con
qualche leggera variante redazionale dal Sacramentario Gregoriano Adrianeo, n.
131: “Indulgentiam nobis, domine, beata agathe martyr imploret, quae tibi
semper existit et merito castitatis et tuae professione virtutis”. Notiamo che
la traduzione italiana del 1983 non distingue tra la “virtus” del martirio e il “merito”
della castità del testo latino, cosa che invece fa la traduzione del 2020
quando rende “virtus” con la parola “forza”. Giustamente, poi, i Messali
del 1970 e del 2002 hanno cancellato il riferimento al sesso fragile (“sexu fragili”) del Messale del 1962; si
tratta di una espressione che non corrisponde all’attuale visione che si ha
della donna.