La
memoria di Sant’Antonio abate (250-356) si celebra il 17 gennaio, sia nel
Messale del 1962 che in quelli del 1970-2002. In Oriente, era già celebrata in
questa data agli inizi del secolo V.
Colletta
del Messale del 1962:
Intercessio nos,
quaesumus, Domine, beati Antonii Abbatis commendet: ut, quod nostris meritis
non valemus, eius patrocinio assequamur.
Colletta
dei Messali del 1970-2002:
Deus, qui beato Antonio
abbati tribuisti mira tibi in deserto conversatione servire, eius nobis
interventione concede, ut, abnegantes nosmetipsos, te iugiter super omnia
diligamus.
“O
Dio, che hai ispirato a sant’Antonio abate di ritirarsi nel deserto, per
servirti in un nuovo modello di vita cristiana, concedi anche a noi per sua
intercessione di superare i nostri egoismi per amare te sopra ogni cosa”
(Messale italiano del 1983).
“O
Dio, che a sant’Antonio abate hai dato la grazia di servirti nel deserto
seguendo un mirabile modello di vita cristiana, per sua intercessione donaci la
grazia di rinnegare noi stessi e di amare te sopra ogni cosa” (Messale italiano
del 2020).
La
colletta del Messale del 1962 è molto generica; non esprime nulla di specifico
della biografia di Antonio, di cui abbiamo notizie attraverso la famosa Vita che del santo eremita scrisse
sant’Atanasio di Alessandria. Invece la colletta dei Messali del 1970-2002 fa
riferimento alla scelta di ritirarsi nel deserto fatta da Antonio per
ispirazione divina. Infatti egli si sentì chiamato a seguire il Signore nel
deserto udendo nella liturgia le parole di Gesù: “Se vuoi essere perfetto, va’,
vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo, e
vieni!” (Mt 19,21). La libera traduzione italiana della colletta aggiunge che in
questo modo Antonio ha inaugurato “un nuovo modello (“mirabile” nella
traduzione del 2020) di vita cristiana”. Infatti la tradizione considera
Antonio il “padre del monachesimo”. Il messaggio che da questa vita austera e
ritirata arriva fino a noi, l’orazione colletta lo esprime chiedendo a Dio che,
per intercessione del santo, possiamo “superare i nostri egoismi per amare Dio
sopra ogni cosa”. Il Messale italiano del 2020 traduce più fedelmente “abnegantes nosmetipsos” con l’espressione “rinnegare noi stessi”
(cf. Mt 16,24). Questa supplica illustra bene la dottrina di Antonio che
considerava il deserto lo strumento per arrivare ad una vita orientata verso
Dio. Uno dei detti di Antonio si esprime in questi termini: “Chi siede nel
deserto per custodire la quiete con Dio è liberato da tre guerre: quella
dell’udire, quella del parlare, e quella del vedere. Gliene rimane una sola:
quella del cuore”.