Gen
3,9-15.20; Sal 97; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38
In
Maria immacolata celebriamo l’alba della redenzione, l’inizio della nuova
umanità o, come dice il prefazio della messa, “l’inizio della Chiesa, sposa di
Cristo senza macchia e senza ruga, splendente di bellezza”.
Secondo
ha interpretato la tradizione, Maria è figurata dal Protovangelo nella donna
nemica e vittoriosa di Satana, evento che viene proposto come prima lettura (Gen
3,9-13) assieme alla disobbedienza di Adamo ed Eva (Gen 3,14-15). La scelta di
questo brano intende mettere in evidenza il peccato sul quale Maria è
vittoriosa e suggerire l’idea di Maria come nuova Eva. Come Adamo ed Eva sono
personaggi emblematici per esprimere l’umanità caduta nel peccato, così Gesù,
nuovo Adamo, e sua madre, nuova Eva, diventano personaggi altrettanto
emblematici che enunciano l’umanità rinnovata. “Il nodo della disobbedienza di
Eva è stato sciolto dall’obbedienza di Maria; ciò che la vergine Eva aveva
legato con la sua incredulità, la vergine Maria l’ha slegato con la sua fede”
(S. Ireneo; Cost. Lumen Gentium, n.
56).
La
lettura evangelica propone l’evento dell’Annunciazione: l’angelo proclama Maria
“piena di grazia”, testo classico del Nuovo Testamento in cui la tradizione ha
visto annunciata la verità dell’Immacolata Concezione di Maria. E’ senza dubbio
la pagina più letta nella liturgia, più meditata dagli artisti, più riprodotta
in tele e nelle sculture. I Padri della Chiesa hanno visto in questo evento la
contropartita di ciò che è successo nella caduta del paradiso terrestre: Eva
non ascolta il precetto di Dio, Maria invece ascolta il messaggio dell’angelo
inviato da Dio; Eva disobbedisce alla parola di Dio, Maria invece pronuncia il
suo “si” ubbidiente al piano di Dio su di lei: “Eccomi, sono la serva del
Signore, avvenga di me quello che hai detto”; Eva significa “madre di tutti i
viventi”, Maria lo è in senso più profondo in quanto è madre dei redenti
mediante la morte del Figlio suo, vincitore del male e della morte. Maria,
generando il Cristo, ha posto nella terra il “seme” indistruttibile del bene,
della giustizia e della speranza. Esso si radicherà e trasformerà l’umanità
intera. E’ la stessa realtà che descrive il brano introduttivo alla lettera
agli Efesini (seconda lettura) in cui l’Apostolo afferma che Dio, in Cristo “ci
ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati di
fronte a lui nella carità”. Questa singolare elezione trova un’applicazione
particolarissima in Maria. L’Immacolata è il primo segno della vittoria pasquale
di Cristo. Con lei, l’umanità ritrova la strada per percorrere una storia di
santità, non più di peccato. L’Immacolata è quindi un segno di speranza. Ciò
che è avvenuto in lei è anticipo e frutto al tempo stesso della vittoria di
Cristo risorto sulla morte e sul peccato.
L’eucaristia,
ripresentazione sacramentale del mistero pasquale, “guarisce in noi le ferite
di quella colpa da cui, in modo singolare”, Maria è stata preservata nella sua
immacolata concezione (orazione dopo la comunione).