Is 50,4-7: Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato
Sal 21 (22): Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Fil
2,6-11: Umiliò se stesso facendosi
obbediente fino alla morte
Lc
22,14-23,56: Passione del Signore Gesù
Cristo secondo Luca
Il racconto
della passione del Signore Gesù Cristo secondo Luca è pieno di tenerezza,
impostato secondo un’ottica personale ed esortativa: spuntano nel succedersi
degli eventi le continue reazioni tra il discepolo che assiste e il Cristo
sofferente. Seguendo Gesù nella passione, il discepolo – ciascuno di noi – è
invitato ad una adesione personale ed esistenziale. Come Simone di Cirene e le
pie donne, che seguono Gesù anche in questi momenti decisivi e drammatici, pure
noi siamo invitati a seguirlo e a portare la croce dietro a lui. Nel racconto
del momento supremo della crocifissione e morte di Gesù, Luca ricorda tre
espressioni del Salvatore che non trovano riscontro negli altri evangelisti.
Anzitutto le parole di perdono per i crocifissori: “Padre, perdona loro perché
non sanno quello che fanno”. Il Salvatore con la sua preghiera di perdono per i
suoi carnefici si fa norma ed esempio vivente di quanto aveva insegnato ai
discepoli. Poi al buon ladrone Gesù morente rivolge queste parole: “In verità
io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso”. Anche queste sono parole di
perdono e di bontà; parole, poi, che aprono il cuore di tutti noi alla speranza
e invitano a guardare in avanti verso la luce della Pasqua di risurrezione. Finalmente
nel racconto lucano, Gesù muore con la preghiera sulle labbra: “Padre, nelle
tue mani consegno il mio spirito”, parole prese dal Sal 31,6 che faceva parte
della preghiera serale degli ebrei. Con queste parole Gesù morente non
manifesta soltanto il suo abbandono fiducioso, ma anche la sua piena
accettazione del piano di salvezza voluto dal Padre; in tal modo Gesù muore
come il perfetto giusto che si rimette nelle mani del Padre.