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domenica 22 ottobre 2017

LA MENTE CONCORDI CON LA VOCE



Questo principio della Regola di san Benedetto (19,7) è decisivo nella vita di preghiera. Noi avremmo la tendenza, soprattutto oggi per la cultura dominante, a capovolgerlo, a pensare che la voce deve concordare con la mente e con il cuore. Invece questo principio va colto in tutta la sua singolarità: è il cuore, e la mente che deve concordare con la voce, non il contrario. Questo è carico di significato non solo per l’ufficio, ma oserei dire per tutta la liturgia cristiana.

Innanzitutto non dobbiamo dimenticare che quando Benedetto ha scritto questa Regola nessuno leggeva come noi oggi leggiamo. Noi oggi leggiamo in silenzio perché gli occhi sono capaci di percorrere il testo scritto e di arrivare a deporlo nella nostra intelligenza, nel nostro cuore. Ma nel primo millennio non si è dato mai lettura che non fosse vocale, una lettura cioè in cui si udiva il testo pronunciato leggendo. Di conseguenza quando si dice: Mens concordet voci, significa che la mente deve concordare con la voce che legge il Salterio o la Scrittura. Così si dà un primato alla Scrittura e dunque alla parola di Dio, non a quello che noi sentiamo.

Da qui discende qualcosa di molto importante: chi prega, chi canta, deve avere una preghiera, un canto pienamente intelligibile, comprensibile. Non possono prevalere il canto e i suoi virtuosismi sullo “sta scritto”. Il primato è della parola. E questo significa che non si potrà mai avere una liturgia cristiana con delle parole che non siano intelligibili dai fedeli. Non è possibile pregare nella liturgia, parteciparvi se non si comprende ciò che viene detto. Mens concordet voci significa anche questo: è uno sforzo di obbedienza. Non a caso dom Jean-Baptiste Chautard, nel commentare questo versetto, diceva: “E’ una questione di obbedienza: la mente, il cuore deve essere obbediente alla voce, alla parola, allo ‘sta scritto’”.


Fonte: Enzo Bianchi, Al termine del giorno. Parole per illuminare il viaggio interiore, Qiqajon, Comunità di Bose 2017, 121-122.