Salmo
responsoriale: (Sal 23) - “Ecco, viene il Signore, re della gloria”
La seconda parte del salmo 23 ha il tono di una solenne
marcia che accompagna la processione con l’arca dell’alleanza. La Chiesa scorge
in questo testo un annuncio profetico del mistero dell’incarnazione e celebra in
esso l’ingresso del Figlio di Dio nel mondo per stabilire la nuova ed eterna
alleanza tra Dio e l’umanità. In questa ultima domenica di Avvento, che precede
immediatamente il Natale, il salmo, in particolare il ritornello, annuncia a
tutti noi che il Signore, re della gloria, viene. E’ un annuncio solenne che
contiene al tempo stesso un invito a disporsi ad accogliere la venuta del
Cristo.
I testi di questa domenica
mettono in luce le figure di Maria e di Giuseppe, e anche quella di san Paolo,
modelli tutti e tre di accoglienza della Parola di Dio e di obbedienza ad essa.
La prima lettura (Is 7,10-14) riporta il messaggio del profeta Isaia al re
Acaz, chiedendogli di non elemosinare aiuto dall’Assiria, ma di fidarsi solo
dell’aiuto di Dio. Acaz, però, non se la sente di fidarsi solo di Dio, vorrebbe
rifiutare ogni segno divino; le sue parole apparentemente rispettose del volere
divino (“Non voglio tentare il Signore”) sono frutto piuttosto della protervia
di chi non vuole essere costretto a fidarsi dell’invisibile, di chi vuole a
tutti i costi misurare e controllare le sue sicurezze. Nel racconto del brano
evangelico di Matteo (Mt 1,18-24) la figura centrale è Giuseppe. Al contrario
del re Acaz, di cui parla il brano di Isaia, Giuseppe accetta il “segno” del
bambino nato da una vergine e, fiducioso nella parola di Dio trasmessagli per
mezzo dell’angelo, impegna tutta la sua vita per questo bambino e sua madre. Il
testo evangelico conclude con queste parole: “fece come gli aveva ordinato
l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa”. Giuseppe quindi accoglie il
messaggio e ubbidisce.
Accanto alla figura di
Giuseppe sta quella di Maria, la Madre di Gesù. Diversamente di quanto ha fatto
san Luca, nei racconti della nascita e infanzia di Gesù san Matteo non ci ha
trasmesso alcuna parola di Maria. L’evangelista Matteo presenta una Maria
silenziosa, ma docile strumento del disegno di Dio: ciò che avviene in lei è
adempimento di “ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta”.
San Paolo nell’introduzione
alla lettera ai Romani (Rm 1,1-7), proposta come seconda lettura, parla della
sua vocazione. Dio lo ha chiamato a divenire apostolo, un inspiegabile e
incomprensibile atto di grazia. In quanto tale, il ministero di apostolo è
legato all’obbedienza di fede. Paolo si definisce apostolo e servo di Cristo
Gesù.
Siamo chiamati a realizzare la
nostra vita entrando liberamente e gioiosamente nell’orbita del disegno di Dio.
Bisogna fidarsi di Dio. La nascita di Gesù che ci apprestiamo a celebrare è un
segno della fedeltà di Dio. Disponiamoci ad accogliere, nell’obbedienza della
fede, ad esempio di Giuseppe e Maria, il Signore che viene a salvarci.
L’orazione sulle offerte fa un
suggestivo accostamento tra il mistero dell’incarnazione e il mistero
eucaristico. Lo Spirito Santo che “ha riempito con la sua potenza il grembo
della Vergine Maria”, è lo stesso che consacra i doni del pane e del vino per
la celebrazione del sacrificio eucaristico. Lo Spirito è poi colui che ci
prepara ad accogliere il Signore che viene.