Salmo
responsoriale: (Sal 97) - Rit “Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie”
Gn 3,9-15.20; Sal 97 (98); Ef
1,3-6.11-12; Lc 1,26-38
Il Sal 97 è un canto “nuovo”
innalzato al Signore per le meraviglie che ha operato e continua ad operare
nella creazione e nella storia. Tra queste meraviglie, la Chiesa contempla oggi
Maria Immacolata, il capolavoro di Dio. La stessa Madre di Gesù ha ripreso il
v. 3 di questo salmo nel suo Magnificat
per celebrare l’opera di salvezza che Dio ha realizzato in lei. In Maria
preservata immune da ogni macchia di colpa originale, in previsione della morte
di Cristo (cf. la colletta), noi contempliamo compiuto in modo meraviglioso il
disegno amoroso che Dio ha su tutti noi. In Maria immacolata infatti celebriamo
l’alba della redenzione, l’inizio della nuova umanità o, come dice il prefazio
della messa, “l’inizio della Chiesa, sposa di Cristo senza macchia e senza ruga,
splendente di bellezza”. Il ritornello del salmo responsoriale sintetizza molto
bene i sentimenti della Chiesa in questa solennità dell’Immacolata Concezione
di Maria.
Secondo ha interpretato la
tradizione, Maria è figurata dal Protovangelo nella donna nemica e vittoriosa
di Satana, evento che viene proposto come prima lettura (Gn 3,9-13) assieme alla disobbedienza di
Adamo ed Eva (Gn 3,14-15). La scelta di questo brano intende mettere in
evidenza il peccato sul quale Maria è vittoriosa e suggerire l’idea di Maria
come nuova Eva. Come Adamo ed Eva sono personaggi emblematici per esprimere
l’umanità caduta nel peccato, così Gesù, nuovo Adamo, e sua madre, nuova Eva,
diventano personaggi altrettanto emblematici che enunciano l’umanità rinnovata.
“Il nodo della disobbedienza di Eva è stato sciolto dall’obbedienza di Maria;
ciò che la vergine Eva aveva legato con la sua incredulità, la vergine Maria
l’ha slegato con la sua fede” (S. Ireneo; Cost. Lumen Gentium, n. 56).
La lettura evangelica propone
l’evento dell’Annunciazione: l’angelo proclama Maria “piena di grazia”, testo
classico del Nuovo Testamento in cui la tradizione ha visto annunciata la
verità dell’Immacolata Concezione di Maria. E’ senza dubbio la pagina più letta
nella liturgia, più meditata dagli artisti, più riprodotta in tele e nelle
sculture. I Padri della Chiesa hanno visto in questo evento la contropartita di
ciò che è successo nella caduta del paradiso terrestre: Eva non ascolta il
precetto di Dio, Maria invece ascolta il messaggio dell’angelo inviato da Dio;
Eva disobbedisce alla parola di Dio, Maria invece pronuncia il suo “si”
ubbidiente al piano di Dio su di lei: “Eccomi, sono la serva del Signore,
avvenga di me quello che hai detto”; Eva significa “madre di tutti i viventi”,
Maria lo è in senso più profondo in quanto è madre dei redenti mediante la
morte del Figlio suo, vincitore del male e della morte. Maria, generando il
Cristo, ha posto nella terra il “seme” indistruttibile del bene, della
giustizia e della speranza. Esso si radicherà e trasformerà l’umanità intera.
E’ la stessa realtà che descrive il brano introduttivo alla lettera agli
Efesini (seconda lettura) in cui l’Apostolo afferma che Dio, in Cristo “ci ha
scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati di fronte
a lui nella carità”. Questa singolare elezione trova un’applicazione
particolarissima in Maria. L’Immacolata è il primo segno della vittoria
pasquale di Cristo. Con lei, l’umanità ritrova la strada per percorrere una
storia di santità, non più di peccato. L’Immacolata è quindi un segno di
speranza. Ciò che è avvenuto in lei è anticipo e frutto al tempo stesso della
vittoria di Cristo risorto sulla morte e sul peccato. L’eucaristia,
ripresentazione sacramentale del mistero pasquale, “guarisce in noi le ferite
di quella colpa da cui, per singolare privilegio”, Maria è stata preservata
nella sua immacolata concezione (orazione dopo la comunione).