Is 58,7-10; Sal 111 (112);
1Cor 2,1-5; Mt 5,13-16
Il brano del vangelo d’oggi
inizia con queste impegnative parole di Gesù: “Voi siete il sale della terra …
Voi siete la luce del mondo”. I discepoli di Gesù siamo chiamati ad essere sale
della terra e luce del mondo e come tali dobbiamo apparire apertamente e
pubblicamente agli occhi degli uomini. Come discepoli del Signore dobbiamo
vivere le beatitudini in questo mondo. Perciò siamo chiamati a testimoniare ciò
in cui crediamo per il bene degli uomini di questo mondo. Essere luce, essere
sale. Due immagini semplici che danno però il senso di ciò che intendono
esprimere: sapore e luminosità. I discepoli di Gesù siamo uomini e donne come
tutti gli altri, viviamo e operiamo in mezzo alla società. Eppure Gesù afferma
che qualcosa ci deve distinguere dagli altri: dovremmo essere capaci di
conferire alla vita della nostra società il vero sapore delle cose, fare
gustare ai nostri simili i veri valori del Vangelo, e dovremmo essere capaci di
illuminarli col buon esempio della nostra vita.
In queste due immagini evangeliche
l’accento è posto sull’essere più che sul fare. Gesù ci invita ad “essere”
sale, ad “essere” luce. Come dice san Tommaso d’Aquino, “l’agire è conseguenza
dell’essere” (agere sequitur esse). Si può far luce o si può dare sapore
solo se si è luce e sale.
Siamo quindi chiamati ad
essere sale della terra e luce del mondo attraverso il nostro modo di vivere.
Gesù lo dice esplicitamente quando esige che gli uomini possano vedere “le
nostre opere buone”. La prima lettura, tratta dal profeta Isaia, specifica
questa esigenza della vita cristiana attraverso l’elenco di quelle che la
tradizione ha chiamato “opere di misericordia”. Attraverso queste opere di
misericordia, la luce dell’amore di Dio si diffonde nel mondo. Non si è luce
del mondo perché messaggeri di una dottrina sublime o propagatori di un grande
movimento religioso, ma perché il vangelo delle beatitudini, incarnato nella
nostra vita, diventa segno luminoso in mezzo al mondo.
I cristiani abbiamo ricevuto
un compito da eseguire. Un compito a servizio del mondo. Lo possiamo riassumere
dicendo che siamo chiamati a dare senso al vivere, il vero senso alle cose. La
vita è fatta da piccole cose, in famiglia, nel lavoro, nel riposo,
nell’amicizia. E’ in questo piccole cose che si deve trovare il senso dell’esistere.
Così come non è difficile per chi è innamorato dare alle piccole cose un valore
grande, così non dovrebbe essere difficile per chi è innamorato di Cristo e ha
una fede viva dare ad ogni piccolo impegno della sua esistenza un riferimento
essenziale a Dio. In questo modo ogni cosa acquisterebbe sapore. Cristo
insapora l’esistenza umana con il suo Vangelo, e noi saremo sale della terra se
la nostra vita diventerà tuta compenetrata del Vangelo di Cristo.
La preghiera che recitiamo
alla fine della messa riassume bene il messaggio della parola di Dio di questa
domenica, adoperando un’altra immagine cara al Vangelo: chiediamo di essere
uniti a Cristo per portare “frutti di vita eterna per la salvezza del mondo”
(preghiera dopo la comunione).