Translate

domenica 2 febbraio 2020

IL PANE PER L’EUCARISTIA




Il Codice di Diritto Canonico afferma: “Nella celebrazione eucaristica, secondo l’antica tradizione della Chiesa latina, il sacerdote usa pane azzimo, ovunque egli celebri” (c. 926).

Mi è stato chiesto di spiegare a quando risale questa “antica tradizione”, di cui parla il Codice. Nel corso dei sec. IX - XI, tra Latini e Greci è sorto un dibattito sull’uso del pane per l’Eucaristia: se doveva essere lievitato oppure azzimo. Nei primi otto secoli, il pane lievitato era usanza condivisa tra Oriente e Occidente, ma in ambiente gallicano si iniziò ad utilizzare il pane azzimo (le “ostie”). La prima menzione di questo uso si trova negli scritti di Alcuino di York (+ 804) e del suo discepolo Rabano Mauro (+ 856), artefici del Rinascimento Carolingio. Questa usanza andò diffondendosi lentamente in Occidente. L’accresciuta venerazione per l’Eucaristia porterà a dare la preferenza alle sottili particole bianche di pane, più facilmente spezzabili senza che briciole ne andassero perdute. E’ nota l’acredine con cui nel sec. XI Michele Cerulario, patriarca de Costantinopoli attaccò la Chiesa latina per alcune sue osservanze disciplinari proprie, fra cui quella del pane azzimo.

Questo cambiamento della qualità del pane in Occidente avrà alcune conseguenze nel rito della Messa. L’offerta del pane (pane casalingo) per l’Eucaristia fatta dai fedeli si tramuterà in offerta in denaro. Si comincia, poi, a rinunciare sempre più al rito della frazione del pane, e l’Agnus Dei, canto che accompagnava il rito della frazione, tende a diventare il canto per la Comunione o anche per il rito della pace.

Notiamo che la riforma di Paolo VI ha rivalutato sia l’offerta della materia del sacrificio da parte dei fedeli (cf. Ordinamento generale del Messale Romano, n. 74) sia la frazione del pane (cf. ivi, nn. 72, 321). Si richiede quindi che il pane eucaristico, sebbene azzimo e confezionato nella forma tradizionale, appaia come cibo e sia fatto in modo che il sacerdote possa spezzare l’ostia in più parti e distribuirle almeno ad alcuni fedeli.