E’
nota l’affermazione di San Gregorio Magno che, nel commentare il profeta
Ezechiele, dice “Scriptura cum legente
crescit” ( Omelie su Ezechiele 2,2,1); la Scrittura cioè cresce con chi la legge.
In modo diverso, il gesuita Paul Beauchamp, noto biblista, afferma lo stesso
quando dice che la verità della Scrittura non sta solo dietro (nella lettera
del libro sacro), ma davanti ad essa (nell’approfondimento e appropriazione di
colui che legge il libro). Queste espressioni sono in sintonia con la doppia
dinamica della Tradizione che è attestata dalla Parola e testimoniata dalla
fede vissuta. Possiamo affermare lo stesso della liturgia, la cui verità non
sta solo dietro (nel libro liturgico o nel rito tramandato), ma anche e
soprattutto davanti: sta nei destinatari, non solo nella fonte; sta anche nel
dono dello Spirito alla comunità celebrante.
Non
basta eseguire il rito nel rispetto delle forme previste dal libro liturgico. Partecipare
alla celebrazione liturgica significa appunto dare pienezza al rito sia nel
momento celebrativo sia in seguito nel vissuto quotidiano. Se la partecipazione
non attraversa in profondità la vita, è un’opera incompiuta. C’è sempre il
rischio di trasformare la celebrazione liturgica in un semplice rito “edificante”
ma sostanzialmente non vero.
“… praesta, ut, qui dominicae passionis
mysteria celebramus, imitemur quod agimus”
“…
fa che testimoniamo nella santità della vita la passione che celebriamo nel
mistero”
Questa
supplica la troviamo più volte nelle tradizione eucologica della liturgia
romana. Nel Messale Romano di Paolo VI, è presente nell’orazione sulle offerte
della memoria di san Giovanni della Croce (14 dicembre) e nei formulari del
Comune dei martiri. Per san Leone Magno, il mistero di Cristo è racchiuso nel sacramento in quanto applica l’azione
divina in noi, ma è anche esempio in
quanto suscita la risposta umana a questa sua azione divina, invitandoci quindi
all’imitazione. Pertanto è per Cristo-sacramento
che si tende a Cristo, che è la realtà piena attraverso l’imitazione. Non si
tratta di due cose diverse, ma di due aspetti diversi e complementari della
stessa realtà, dello stesso sacramento di salvezza: la comunione con Cristo si
realizza attraverso l’imitazione che nasce dal sacramento. L’imitazione deriva
dal sacramento come l’agire deriva dall’essere. “Imitemur quod agimus”!