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mercoledì 24 febbraio 2016

“IMITEMUR QUOD AGIMUS”


 
 
E’ nota l’affermazione di San Gregorio Magno che, nel commentare il profeta Ezechiele, dice “Scriptura cum legente crescit” ( Omelie su Ezechiele 2,2,1); la Scrittura cioè cresce con chi la legge. In modo diverso, il gesuita Paul Beauchamp, noto biblista, afferma lo stesso quando dice che la verità della Scrittura non sta solo dietro (nella lettera del libro sacro), ma davanti ad essa (nell’approfondimento e appropriazione di colui che legge il libro). Queste espressioni sono in sintonia con la doppia dinamica della Tradizione che è attestata dalla Parola e testimoniata dalla fede vissuta. Possiamo affermare lo stesso della liturgia, la cui verità non sta solo dietro (nel libro liturgico o nel rito tramandato), ma anche e soprattutto davanti: sta nei destinatari, non solo nella fonte; sta anche nel dono dello Spirito alla comunità celebrante.

Non basta eseguire il rito nel rispetto delle forme previste dal libro liturgico. Partecipare alla celebrazione liturgica significa appunto dare pienezza al rito sia nel momento celebrativo sia in seguito nel vissuto quotidiano. Se la partecipazione non attraversa in profondità la vita, è un’opera incompiuta. C’è sempre il rischio di trasformare la celebrazione liturgica in un semplice rito “edificante” ma sostanzialmente non vero.

… praesta, ut, qui dominicae passionis mysteria celebramus, imitemur quod agimus”

“… fa che testimoniamo nella santità della vita la passione che celebriamo nel mistero”

Questa supplica la troviamo più volte nelle tradizione eucologica della liturgia romana. Nel Messale Romano di Paolo VI, è presente nell’orazione sulle offerte della memoria di san Giovanni della Croce (14 dicembre) e nei formulari del Comune dei martiri. Per san Leone Magno, il mistero di Cristo è racchiuso nel sacramento in quanto applica l’azione divina in noi, ma è anche esempio in quanto suscita la risposta umana a questa sua azione divina, invitandoci quindi all’imitazione. Pertanto è per Cristo-sacramento che si tende a Cristo, che è la realtà piena attraverso l’imitazione. Non si tratta di due cose diverse, ma di due aspetti diversi e complementari della stessa realtà, dello stesso sacramento di salvezza: la comunione con Cristo si realizza attraverso l’imitazione che nasce dal sacramento. L’imitazione deriva dal sacramento come l’agire deriva dall’essere. “Imitemur quod agimus”!