«…Si
è formato in alcune aree del conservatorismo e tradizionalismo cattolico, un “nuovo
movimento liturgico” esplicitamente teso a “riformare” i frutti della riforma
liturgica conciliare (non limitandosi agli abusi), ma esplicitamente
incaricatosi di liberare il cattolicesimo dalle riforme e dalla teologia
conciliare tout court.
Uno
dei paradossi del fenomeno è dato dalla sostituzione del movimento liturgico
conciliare (che diede i suoi frutti al Vaticano II, e non solo nella Sacrosanctum Concilium) con un movimento
liturgico anti-conciliare (che parte dalla riforma liturgica avendo nel mirino tutte
le riforme che seguirono quella liturgica). In un certo senso questo
cortocircuito è esemplificativo delle ambiguità del termine “movimento”, frutto
di una miscela di diversi elementi: un carisma particolare legato alla figura del
fondatore, un gruppo più o meno formalizzato di fedeli con una cultura
condivisa, un’attività di coordinamento per una azione di lobby presso la
gerarchia ecclesiastica.
L’elemento
d’interesse è dato dalle nuove forme di articolazione del rapporto tra liturgia
e spiritualità all’interno dell’universo del tradizionalismo liturgico
anti-conciliare. La riforma avviata dalla Sacrosanctum
Concilium ridefiniva non solo il
rito, ma il rapporto tra il rito e la vita cristiana e in particolare tra il
rito e le fonti della teologia e della spiritualità. La riforma liturgica
conciliare ricentrava la vita della Chiesa sulla liturgia, ma de-centrando il
rito in direzione della Scrittura e della tradizione in un’ottica più ampia. Il
più abbondante accesso alla parola di Dio costituisce, infatti, uno dei portati
più consequenziali della riforma liturgica: dal testo biblico, alla
spiritualità biblica, al cristocentrismo, fino a una più matura comprensione
della figura di Gesù Cristo. In questo senso attaccare la riforma liturgica
conciliare equivale attaccare quei portati, e isolare il rito liturgico in un
utero identitario al riparo dal discorso teologico sull’identità cristiana, a
partire dall’identità del Cristo.
[…]
E’
chiaro il potenziale esplosivo nascosto sotto una certa qual leggerezza nel
vedere una facile e quasi ovvia compatibilità teologica tra il rito liturgico
conciliare e quello preconciliare all’interno della comunione cattolica…»
Fonte:
Massimo Faggioli, Spiritualità liturgica
e movimenti ecclesiali: da Giovanni Paolo II a Francesco, in “Rivista
Liturgica” 102 (4/2015) qui 677-679.