Alla brillante recensione di Claudio U. Cortoni del libro di Federico
Bortoli (La distribuzione della comunione
sulla mano. Profili storici, giuridici e pastorali, Cantagalli 2018), pubblicata in questo blog lo scorso giovedì 1 di marzo (presa dal blog di Andrea Grillo),vorrei aggiungere una mia personale e umile riflessione.
Bortoli afferma che, superato il tempo delle persecuzioni, la santa comunione iniziò (dal secolo IV/V in poi) a distribuirsi non più sulla mano ma in bocca. L’autore cita una serie di testi dei Padri, dai quali egli stesso riconosce non si può ricavare con certezza tale tesi. Il Bortoli però si sofferma in modo particolare su una testimonianza secondo cui Innocenzo I avrebbe deciso di distribuire la comunione sulla lingua ai laici per la Chiesa di Roma nell’anno 404 (pp. 39-41). Questa decisione viene riportata dal Mansi (vol. X) in una nota in calce che si riferisce al Sinodo di Rouen: due secoli dopo il pontificato di Innocenzo I, il vescovo di Rouen Audoeno (610-684), dopo aver visto che a Roma si distribuiva la comunione in bocca, l’avrebbe imposto nella sua diocesi appunto nel Sinodo di Rouen (cf. canone 2), celebrato tra il 649 e il 653.
Bortoli afferma che, superato il tempo delle persecuzioni, la santa comunione iniziò (dal secolo IV/V in poi) a distribuirsi non più sulla mano ma in bocca. L’autore cita una serie di testi dei Padri, dai quali egli stesso riconosce non si può ricavare con certezza tale tesi. Il Bortoli però si sofferma in modo particolare su una testimonianza secondo cui Innocenzo I avrebbe deciso di distribuire la comunione sulla lingua ai laici per la Chiesa di Roma nell’anno 404 (pp. 39-41). Questa decisione viene riportata dal Mansi (vol. X) in una nota in calce che si riferisce al Sinodo di Rouen: due secoli dopo il pontificato di Innocenzo I, il vescovo di Rouen Audoeno (610-684), dopo aver visto che a Roma si distribuiva la comunione in bocca, l’avrebbe imposto nella sua diocesi appunto nel Sinodo di Rouen (cf. canone 2), celebrato tra il 649 e il 653.
Il
nostro autore si meraviglia che sia Righetti che Jungmann asseriscano che il
suddetto Sinodo sia stato celebrato alla fine del secolo IX quando invece in
Mansi appare chiaramente la datazione sopra riportata di metà secolo VII. Io mi
meraviglio invece che Bortoli non sappia che dopo la pubblicazione dei volumi
del Mansi ci sono stati una serie di studi che ritengono che il suddetto Sinodo
di Rouen è della fine del secolo IX. Infatti, tra l’altro, il contenuto di
alcuni canoni di questo Sinodo sono di chiara ispirazione carolingia. Non sto
qui ora a spiegare la complessa questione critica che ho sintetizzato nel mio
studio: A proposito della comunione sulla
mano (in “Ecclesia Orans” 1991, pp. 293-304). Bortoli conosce questo mio
articolo che cita nell’elenco bibliografico a p. 338 e anche a p. 237. Se l’ha letto e non è d’accordo con quanto ivi espongo, dovrebbe controbattere con
argomenti.
A
p. 39 Bortoli afferma che papa Gregorio Magno (+ 604) era solito distribuire
l’Eucaristia sulla lingua. Anche qui si dà per buona la testimonianza riportata
di Giovanni Diacono nella biografia del santo Pontefice: vedendo il Papa
l’atteggiamento irriverente di una matrona nel momento della comunione, ritirò
subito la sua mano dalla bocca della dama. Pure qui Bortoli dovrebbe
controbattere l’opinione di Jungmann che ritiene l’episodio una leggenda,
interpolata, del sec. IX; lo dimostrerebbe, tra l’altro, che la formula usata
nel porgere l’Eucaristia è una formula del sec. IX. Rimando per più dettagli a
quanto ho scritto nel mio articolo sopra citato.
Con
il lavoro pubblicato nel suo libro, il Bortoli ha conseguito il Dottorato in
Diritto Canonico presso la Pontifica Università della Santa Croce di Roma. Non
fa onore alla Facoltà di Diritto Canonico di questa Università un lavoro in cui
si interpretano i dati storici citati e altri non citati con tale
superficialità.
In
conclusione, per quanto riguarda la storia della distribuzione della comunione
sulla mano, il libro di Bortoli non apporta delle novità. Il passaggio della
comunione sulla mano alla comunione in bocca coincide con il passaggio del pane
fermentato al pane azzimo; le finissime particole di pane azzimo, che già nel
sec. IX prendono la forma tondeggiante e si assottigliano sempre di più,
aderiscono molto meglio alla bocca di quanto non facciano i solidi pezzi di
pane fermentato.
La
rivalutazione positiva, poi, della dimensione della presenza reale, a metà del
secolo IX, e il conseguente aumento delle manifestazioni di rispetto e di
adorazione verso l’Eucaristia, va di pari passo con un vistoso allontanamento
dalla comunione eucaristica. Il rispetto può diventare anche allontanamento. Il
ricupero attuale di una “familiarità” rispettosa
con l’Eucaristia è positivo, senza negare i progressi della storia, li
purifica allo stesso tempo dagli eccessi polemici.