Dall’ottimo Blog Sacramentum Futuri, riprendo qui sotto un testo che prova come talvolta
la storia della riforma liturgica è fatta in modo distorto o, come dicevo in
questo blog qualche giorno fa, in modo ideologico. Diversi decenni fa, quando
insegnavo nell’Istituto “Regina Mundi” di Roma, sono stato accusato di
affermare che Paolo VI svuotava la dottrina di Trento sulla presenza reale di
Cristo nell’Eucaristia. L’accusa era stata scritta in una lettera anonima
inviata alle diverse Curie Generalizie delle Suore che avevano alunne
nell’Istituto, e diceva così: “il prof. Augé afferma: Paolo VI nella "Mysterium fidei" difende certamente la
dottrina del Concilio di Trento, ma la spiega con tanta cautela che perde la
sua forza [gran parte delle obiezioni dei Luterani]”. La lettera anonima
omettendo le parole del mio testo, qui fra parentesi e in neretto, mi faceva dire tutt’altra
cosa di quanto affermavo.
A PROPOSITO DI FAKE
NEWS VATICANE. sTRANE CITAZIONI, PURTROPPO, NON MANCANO
Nonostante il post precedente (1) ci abbia portato alle altezze
del Paradiso, siamo stati troppo presto precipitati di nuovo a livello terra
terra. A malincuore e contrariati – avremmo preferito pubblicare ben altri
contributi -, non possiamo esimerci di scrivere queste piccole note, in questi
giorni agitati dalla polemica intorno all’ormai famigerata lettera di Benedetto
XVI a mons. Viganò, lettera che sembrerebbe essere stata personale e riservata,
resa pubblica parzialmente e in un contesto assai diverso. Al di là delle intenzioni,
sulle quali non ci pronunciamo, si tratta comunque di una caduta di stile e di
professionalità da parte di chi deve gestire il settore, così importante oggi,
dell’informazione e della comunicazione.
Con queste premesse, mentre cercavamo
documentazione per una questione altra, sui cui ci stiamo interrogando da
qualche giorno, ci è capitato di soffermarci su testo in pdf, disponibile on line sulla
piattaforma web della Fondazione Joseph Ratzinger. Si tratta di una
lezione tenuta da Nicola Bux, il 3 maggio 2016, nel contesto del
master «Joseph Ratzinger: studi e spiritualità», sul tema: «La riforma
liturgica del Concilio Vaticano II e la sua applicazione secondo Joseph
Ratzinger – Benedetto XVI» (2). Confessiamo apertamente che non abbiamo letto
tutto il testo e che ne abbiamo scorso rapidamente le pagine. Un dettaglio,
tuttavia, ha attirato la nostra attenzione: una citazione del famoso studio di
Annibale Bugnini sulla riforma liturgica, racchiusa fra le virgolette, era
riferita in nota all’edizione in lingua inglese dello stesso testo. Davvero
curioso: un testo presentato in italiano (probabilmente anche pensato in
italiano) ricorre, in citazione, ad una traduzione inglese di un testo
pubblicato in edizione originale italiana, pur riportando nell’argomentare del
discorso, una versione italiana dell’edizione inglese citata. Vedere per
credere:
Di certo, oggi la liturgia si dibatte
tra lo ius della Chiesa universale, negato ormai anche in linea di
principio, e le richieste arbitrarie di una diocesi o di una parrocchia. Ma,
pare che Annibale Bugnini ritenesse le aberrazioni secondarie:
è emblematica la sua ammissione circa le responsabilità del Consilium: «ha
sempre ritenuto che il modo migliore per prevenire gli abusi fosse di
anticiparli piuttosto che reprimerli; di dare ai vescovi e alle conferenze
episcopali mezzi adeguati per promuovere la pastorale liturgica piuttosto che
inviare loro ‘decreti’ anacronistici che non sarebbero stati né applicati né
eseguiti»(9)
(9) Cfr A.BUGNINI, The reform of the liturgy,
1948-1975, tr. M.O’Connell (Collegeville,MN.1990), p. 257, 486.
Con un pò di difficoltà (i due numeri di pagina indicati lascerebbero pensare
ad un testo articolato, estrapolato da due passaggi diversi e piuttosto lontani
fra loro; non parrebbe così, da quanto ci risulta) siamo riusciti a ritrovare
il paragrafo citato da Bux nell’edizione originale: esso suona in modo
decisamente diverso:
In termini generali, la Congregazione per il Culto
Divino prese sul serio, e non in senso meramente oratorio, meno ancora
pletorico o opportunistico, il compito assegnatole da Paolo VI nell’ottobre
1966: «impedire gli abusi, stimolare i ritardatari e i renitenti,
risvegliare energie, favorire buone iniziative». E per impedire gli abusi ha
sempre creduto che il mezzo migliore fosse quello di prevenirli, più che respingerli; di dare ai
vescovi e alle Conferenze episcopali i mezzi adeguati per promuovere la pastorale
liturgica, più che inviare anacronistici “verdetti”, né ascoltati né seguiti
(3).
Come si vede, innanzitutto il soggetto
della frase citata da Bux non era il Consilium ma la
Congregazione per il Culto Divino, nel cui organigramma il Consilium fu inquadrato in una fase della sua
attività; i due soggetti non coincidevano. La generalizzazione che Bux compie
si potrebbe pure tollerare, capendone il senso. Ciò che invece appare assai più
grave l’alterazione dei tre verbi: dove nel testo originale abbiamo impedire, prevenire e respingere, nel testo di Bux troviamo rispettivamente prevenire, anticipare, reprimere. In tal modo, si insinua
che grazie a Bugnini gli abusi fossero tollerati al punto da essere
addirittura, in un certo senso, assecondati o, peggio, suggeriti: nel contesto
del paragrafo il senso di prevenire pare
discostarsi dall’impedire originale, così come l’anticipare dal prevenire (4). Non
sarebbe stato meglio citare il testo originale? Certo, esso non era così
funzionale all’intenzione dell’autore, che pare voler attribuire al Bugnini,
che di colpe ne avrà avute sicuramente nel corso della sua vita, la
responsabilità di aver aperto la porta ai fenomeni di cui siamo oggi tutti
testimoni. Non neghiamo certamente – lo sperimentiamo frequentemente
anche in diverse parrocchie romane – che ci troviamo di fronte ad abusi
ripetuti ed anche gravi (talora è più grave l’ignoranza che la disobbedienza),
ma le questioni sono assai più complesse.
Non si può pensare di liquidare il problema con una citazione scopiazzata,
e per giunta in modo maldestro.
(3) A. Bugnini, La riforma liturgica (1948-1975) («Bibliotheca
Ephemerides Liturgicae» «Subsidia» 30), Roma 1997², 480.
(4) Appena dopo la citazione, Bux aggiunge: «La linea-guida di
quell’organismo era che, tollerando ufficialmente gli abusi, questi avrebbero
cessato d’essere tali».