Della Lettera della Congregazione
per la Dottrina della fede: “Placuit Deo”
su alcuni aspetti della salvezza cristiana (firmata il 22 febbraio 2018, festa
della Cattedra di san Pietro), proponiamo i nn. 13 e 14 che illustrano il ruolo
che può avere la liturgia nel conservare il vero sensus fidei nelle attuali circostanze culturali (omettiamo le note).
13. Sia la visione individualistica
sia quella meramente interiore della salvezza contraddicono anche l’economia
sacramentale tramite la quale Dio ha voluto salvare la persona umana. La
partecipazione, nella Chiesa, al nuovo ordine di rapporti inaugurati da Gesù
avviene tramite i sacramenti, tra i quali il Battesimo è la porta, e
l’Eucaristia la sorgente e il culmine. Si vede così, da una parte,
l’inconsistenza delle pretese di auto-salvezza, che contano sulle sole forze
umane. La fede confessa, al contrario, che siamo salvati tramite il Battesimo,
il quale ci imprime il carattere indelebile dell’appartenenza a Cristo e alla
Chiesa, da cui deriva la trasformazione del nostro modo concreto di vivere i
rapporti con Dio, con gli uomini e con il creato (cf. Mt 28,19). Così, purificati
dal peccato originale e da ogni peccato, siamo chiamati ad una nuova esistenza
conforme a Cristo (cf. Rom 6,4). Con la grazia dei sette sacramenti, i credenti
continuamente crescono e si rigenerano, soprattutto quando il cammino si fa più
faticoso e non mancano le cadute. Quando essi, peccando, abbandonano il loro
amore per Cristo, possono essere reintrodotti, mediante il sacramento della
Penitenza, all’ordine di rapporti inaugurato da Gesù, per camminare come ha
camminato Lui (cf. 1 Gv 2,6). In questo modo guardiamo con speranza l’ultimo
giudizio, in cui ogni persona sarà giudicata sulla concretezza del suo amore
(cf. Rom 13,8-10), specialmente verso i più deboli (cf. Mt 25,31-46).
14. L’economia salvifica
sacramentale si oppone anche alle tendenze che propongono una salvezza
meramente interiore. Lo gnosticismo, infatti, si associa ad uno sguardo
negativo sull’ordine creaturale, compreso come limitazione della libertà
assoluta dello spirito umano. Di conseguenza, la salvezza è vista come
liberazione dal corpo e dalle relazioni concrete in cui vive la persona. In
quanto siamo salvati, invece, «per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo»
(Eb 10,10; cf. Col 1,22), la vera salvezza, lungi dall’essere liberazione dal
corpo, include anche la sua santificazione (cf. Rom 12,1). Il corpo umano è
stato modellato da Dio, il quale ha inscritto in esso un linguaggio che invita
la persona umana a riconoscere i doni del Creatore e a vivere in comunione con
i fratelli. Il Salvatore ha ristabilito e rinnovato, con la sua Incarnazione e
il suo mistero pasquale, questo linguaggio originario e ce lo ha comunicato
nell’economia corporale dei sacramenti. Grazie ai sacramenti i cristiani
possono vivere in fedeltà alla carne di Cristo e, in conseguenza, in fedeltà
all’ordine concreto di rapporti che Egli ci ha donato. Quest’ordine di rapporti
richiede, in modo particolare, la cura dell’umanità sofferente di tutti gli
uomini, tramite le opere di misericordia corporali e spirituali.