Gn 1,1-2,2; dal Sal 103 (104), oppure dal Sal 32 (33) - Gn
22,1-18; dal Sal 15 (16) - Es 14,15-15,1; da Es 15,1-18 - Is 54,5-14; dal Sal
29 (30) - Is 55,1-11; da Is 12,2-6 - Bar 3,9-15.32 - 4,4; dal Sal 18 (19) - Ez
36,16-17a.18-28; dai Sal 41-42 (42-43), oppure (quando si celebra il battesimo)
da Is 12,2-6, oppure dal Sal 50 (51) - Rm 6,3-11; dal Sal 117 (118); Mc 16,1-7.
Dopo
i sette brani dell’Antico Testamento, con i rispettivi salmi responsoriali, si
legge un breve passo della Lettera di san Paolo ai Romani, il relativo salmo
responsoriale e, in seguito, nell’Anno B, si proclama il vangelo della
risurrezione secondo Marco. Le letture dell’Antico Testamento possono essere
ridotte a tre e, in casi particolari, solo a due; ma non dev’essere mai
tralasciata la lettura dell’Esodo sul passaggio del Mar Rosso. Il nuovo “esodo”
si verifica prima di tutto nel Cristo, nel suo passaggio dalla morte alla vita,
dal mondo al Padre, dall’umiliazione alla gloria. E’ questa la Pasqua di
Cristo, che diventa Pasqua di tutti noi nel fonte battesimale, in cui siamo
stati liberati dalla schiavitù del peccato affinché “possiamo camminare in una
vita nuova” (epistola).
La
Veglia pasquale, che sant’Agostino chiama “madre di tutte le veglie”, è il
cuore dell’anno liturgico, da cui si irradia ogni altra celebrazione. Colta
nella sua globalità, con i gesti, i simboli e i testi che la differenziano da
tutte le altre celebrazioni cristiane, è la più grande catechesi della storia
della salvezza. Noi qui ci limitiamo ad una breve riflessione sul racconto del
vangelo di san Marco, il brano evangelico che viene proclamato nell’Anno B del
Lezionario.
Maria
di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salòme, le tre donne che nel mattino del
primo giorno della settimana si recarono al sepolcro, sono le stesse che sul
Golgota assistettero da lontano alla morte di Gesù. Queste tre donne, passato
il sabato comprarono oli aromatici per ungere il corpo di Gesù, e al mattino
presto si recarono al sepolcro per compiere su Gesù il rito dell’unzione del
suo corpo che ancora non era stato fatto. Entrate nel sepolcro, trovarono un
giovane vestito di una veste bianca, seduto sulla destra, ed “ebbero paura”
dice Marco. E’ l’atteggiamento di chi è consapevole di trovarsi di fronte ad
un’epifania divina: il mistero appare come un realtà terribile che svela la
distanza infinita tra il Creatore e la creatura. Ora le donne sono messe in
contatto con la rivelazione stessa di Dio che mostra loro la straordinaria
potenza della risurrezione all’interno della vicenda umana. Ma il giovane le
rassicura: “Non abbiate paura! […] Gesù è risorto…” E aggiunge: “Andate, dite
ai suoi discepoli e a Pietro: ‘Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come
vi ha detto’ ”. Le donne, ancora terrorizzate, sono incapaci di pronunciare una
sola parola, ma compiono la loro missione. Per Marco non sono le donne le
testimoni dell’ “inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio” (Mc 1,1). I
testimoni su cui si fonda la nostra fede sono i discepoli e Pietro in modo
particolare.
Il
nucleo del Vangelo, come “buona notizia” proclamata fin dall’inizio ai giudei e
greci, è racchiuso in queste parole: “Cristo è risorto dai morti”. La
risurrezione di Gesù è un evento che si radica nella storia, ma che può essere
conosciuto solo nella fede. La risurrezione è un atto di Dio e l’agire di Dio è
oggetto di fede non di indagine storica. La fede è un cammino pasquale di morte
a se stessi, alle proprie certezze, alle proprie evidenze, per nascere alla
verità di Dio e del suo messaggio. Sembra talvolta però che il Gesù in cui
crediamo sia ancora morto. Gesù è morto quando lo teniamo fuori dalla nostra
vita, morto se la sua Parola non trasforma profondamente i nostri cuori. Gesù è
morto e sepolto quando la nostra diventa una religione senza fede, un quieto
nonché ambiguo appartenere alla cultura cristiana senza che il fuoco della sua
presenza contagi la nostra e altrui vita.