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domenica 7 luglio 2024

LO JUBÉ

 





Nella cattedrale gotica di Reims l’altare maggiore si collocava in origine all’incrocio del transetto e il coro avanzava nella navata maggiore per tre campate, occupando uno spazio dilatato all’interno della chiesa. Il settore sacro riservato all’arcivescovo e ai canonici era interamente circondato da una recinzione, che a oriente girava seguendo la curva del deambulatorio, e segnava un limite invalicabile per i fedeli laici. Qui si svolgeva il rito solenne dell’unzione e dell’incoronazione del re di Francia. Questo allestimento liturgico offre l’occasione di parlare di un elemento architettonico di grande importanza nelle cattedrali del medioevo: lo jubé. Si trattava di un pontile traversale, che segnava nella navata maggiore il fronte monumentale del settore riservato al clero, costruito come una struttura imponente, decorata da gruppi di sculture. Queste strutture divisorie, caratteristiche della liturgia medievale, vennero quasi tutte demolite e riconfigurate in età moderna, dopo il concilio di Trento, nel clima della Controriforma, che imponeva una maggiore comunicazione tra il clero e i fedeli. Oggi sopravvivono pochissimi jubé di epoca medievale, e in Italia si conserva un esempio di grande fascino nella canonica di Vezzolano, in Piemonte.

 

Il nome francese (in italiano è in genere definito “pontile”) deriva dalla formula latina di benedizione: “Juve, Domine, benedicere”. Nella parte superiore, infatti, lo jubé presentava una tribuna praticabile, che si affacciava verso le navate, dove i chierici impartivano la benedizione ai fedeli che assistevano alla liturgia senza vedere quello che accadeva all’interno del presbiterio, ascoltando soltanto i canti e le preghiere in latino. A Reims lo jubé assumeva un valore del tutto particolare, legato al rito dell’intronazione. Il nuovo sovrano, dopo aver ricevuto l’unzione all’interno del presbiterio, saliva sullo jubé, si sedeva su un trono collocato sopra al pontile e si mostrava così, per la prima volta, al popolo di Francia. Con un gesto solenne l’arcivescovo di Reims lo abbracciava e i pari del regno gli rendevano omaggio, pronunciando la triplice acclamazione: “Vivat rex in aeternum!”. A quel punto, al suono delle trombe e delle campane, decine di passeri venivano liberati sotto le volte della chiesa, insieme a manciate di monete gettate sulla folla festante.

 

Fonte: Carlo Tosco, Le vie delle cattedrali gotiche, il Mulino, Bologna 2024, pp. 94-96.