1Di Davide. Salmo. Amore e giustizia voglio cantare, voglio
cantare inni a te, o Signore.
2Agirò con saggezza nella via dell'innocenza: quando
verrai a me? Camminerò con cuore integro, dentro la mia casa.
3Non sopporterò davanti ai miei occhi azioni malvage; detesto
chi fa il male, non mi sarà vicino.
4Lontano da
me il cuore perverso, il malvagio non lo voglio conoscere.
5Chi calunnia in segreto il suo prossimo io lo farò
perire; chi ha occhi altezzosi e cuore superbo
non lo potrò sopportare.
6I miei occhi sono rivolti ai fedeli
del paese perché restino a me vicino:
chi cammina per la via integra sarà mio servitore.
7Non abiterà nella mia casa, chi agisce con inganno, chi
dice menzogne non starà alla mia presenza.
8Sterminerò
ogni mattino tutti gli empi del paese, per estirpare dalla città del Signore quanti
operano il male.
Il Sal 101 (100) la Liturgia delle ore lo propone il Martedì
della Quarta settimana alle Lodi con il titolo: “Programma di un re fedele a
Dio”, ed il sottotitolo tratto da Gv 14,15: “Se mi amate osservate i miei
comandamenti”.
Il titolo fa il nome di Davide
quale compositore del salmo 101, definito dagli esegeti “specchio del re” o
“discorso della corona”. Il testo contiene le linee programmatiche del buon
governo. Considerando il Salterio nella sua unità, la tradizione lo ha diviso
in cinque libri. Il nostro salmo appartiene
al libro IV, il più corto del Salterio (comprende solo sedici salmi, dal Sal 90
al Sal 106). La maggior parte di questi salmi non hanno alcuna attribuzione. Il
loro centro di gravità ruota intorno a coloro che proclamano il Signore re.
Proprio al centro del libro IV, nel Sal 98, tutti i popoli sono invitati a
riconoscere il Signore come il loro re e anche tutta la natura ad acclamarlo:
“Acclami il Signore tutta la terra, gridate, esultate, cantate inni!” (v. 4).
Passando ora al contenuto del
nostro salmo, ciò che si afferma nel suo primo versetto è ciò che dobbiamo
cercare in tutto il corpo del testo salmico: “Amore e giustizia voglio
cantare…” Commentando queste parole, Sant’Agostino ci ricorda che Dio è
misericordioso, ma è anche giusto.
Nello spirito della sapienza
d’Israele e dell’Oriente, il salmo 101 vuol abbozzare il ritratto di un re
giusto, di un politico, di uno che ha delle responsabilità verso gli altri, e
lo fa secondo due lineamenti essenziali. Il primo è quello del rigore personale
nella scelta della via perfetta e integra già all’interno della sua famiglia e
della sua casa, scartando consiglieri corrotti e tentazioni idolatriche;
insomma si terrà ben lontano da personaggi e situazioni compromettenti (vv.
1-4). La seconda componente è più di tipo pubblico e sociale: lotta contro la
calunnia, la delazione, la falsa testimonianza giudiziaria, attacco alle
prepotenze delle alte classi, difesa dei poveri, selezione accurata dei
collaboratori, impegno continuo (sin dal mattino, dice simbolicamente il v. 8)
ad estirpare impostori e malvagi (vv. 5-8). È il programma ideale di ogni uomo
costituito in autorità che sa di non essere arbitro assoluto, ma luogotenente
dell’unico re giusto e perfetto, Dio, secondo la classica visione biblica del
re davidico.
Anche se qualcuno fu migliore
di altri, nessuno dei re che si avvicendarono nella storia d’Israele e di Giuda
fu sempre irreprensibile. In una lettura cristiana del salmo, dobbiamo
anzitutto affermare che il nostro re è Cristo, il solo che potrebbe in ogni
tempo cantare questo salmo con perfetta integrità. Ma la tradizione cristiana
ha visto nel testo di questo salmo non solo l’immagine di Cristo, ma anche una
descrizione anticipata del giudizio di Gesù Cristo “che di nuovo verrà, nella
gloria, per giudicare i vivi e i morti”, come dice il Credo. Con questo salmo
pregato all’inizio della giornata, la Chiesa formula propositi di essere fedele
all’insegnamento di Cristo, mentre attende con fiducia la sua ultima e gloriosa
venuta. Come dice il sottotitolo del salmo nella Liturgia della Ore, tratto da Gv 14,15: “Se mi amate osservate i
miei comandamenti”.
Ecco quindi che il Sal 101 è
un programma di vita non solo per i potenti, non solo per coloro che sono
costituiti in autorità, ma anche per tutti noi, per tuti coloro che vogliono
camminare davanti a Dio con cuore integro (v. 2). Possiamo affermare che in
ognuno di noi vi è un cuore perverso, di cui parlano i vv. 4 e 5: quello che
agisce con inganno e che dice menzogne (v. 7). Nel Salterio ci sono altri salmi
che parlano in termini analoghi e a più riprese: “(il salmista parla dei suoi
nemici) Non c’è sincerità nella loro bocca, è pieno di perfidia il loro cuore;
la loro gola è un sepolcro aperto, la loro lingua seduce” (Sal 5,10); o anche
il Sal 12,3: “Si dicono menzogne l’uno all’altro, labbra adulatrici parlano con
cuore doppio”.
Ma vi è pure l’uomo nuovo che
desidera camminare per la via integra: “chi cammina per la via integra sarà mio
servitore” (v. 6). L’integrità,
la pienezza di vita è un’istanza che affonda le sue radici nella notte dei
tempi, all’inizio della storia della salvezza: “Quando Abramo ebbe novantanove
anni, il Signore gli apparve e gli disse: ‘Io sono Dio l’Onnipotente, cammina
davanti a me e sii integro’ ” (Gen 17,1). Il nostro programma di vita
spirituale deve mirare a far tacere e allontanare l’uomo del cuore perverso e a
fortificare l’uomo del cuore integro che è in noi.
In una visione più ampia del testo, negli ultimi versetti del salmo si
delinea il regno ideale: menzogna e malvagità sono eliminate; fedeltà e onestà
abitano la casa del sovrano. È anche la meta verso cui noi tutti camminiamo.
Preghiera: Cantando la misericordia e il giudizio,
Signore, salmodiamo a te e ti preghiamo: fa che camminiamo con intelligenza
sulla via integra affinché, per ispirazione della misericordia, comprendiamo
ciò che è retto e, in attesa del giudizio, correggiamo ciò che è errato.
Bibliografia: Spirito
Rinaudo, I salmi preghiera di Cristo e
della Chiesa, Elle Di Ci, Torino-Leumann 1973; Vincenzo Scippa, Salmi, volume 1. Introduzione e commento, Messaggero,
Padova 2002; Ludwig Monti, I salmi:
preghiera e vita, Qiqajon, Comunità di Bose 2018; Temper Longman III, I salmi.
Introduzione e commento, Edizioni GBU, Chieti 2018.