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venerdì 23 agosto 2019

DOMENICA XXI DEL TEMPO ORDINARIO ( C ) – 25 Agosto 2019





Is 66,18-21; Sal 116 (117); Eb 12,5-7.11-13; Lc 13,22-30



Le letture bibliche di questa domenica ci invitano a dare uno sguardo al progetto di Dio sulla storia e sull’uomo, un progetto di salvezza che abbraccia gli uomini di tutti i tempi. Infatti il piano salvifico di Dio si rivolge a tutti gli uomini senza distinzioni, a tutte le nazioni della terra. Ben sei secoli prima di Cristo, la voce del profeta, che abbiamo ascoltato nella prima lettura, reagendo ai primi sintomi di integralismo presenti nella comunità ebraica ricostituitasi dopo l’esilio babilonese, proclama che Dio radunerà “tutte le genti e tutte le lingue”. Le parole di Gesù che abbiamo ascoltato alla fine del brano evangelico stanno sulla stessa linea d’onda: “Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio”. La novità del messaggio evangelico sta nella dilatazione dell’orizzonte, non più etnocentrico, e nella chiamata gratuita dei popoli per prendere parte al destino di salvezza promesso a Israele. Per mezzo di Gesù Cristo, Dio offre la salvezza a tutti, singoli e popoli. L’unica condizione richiesta è la sua accoglienza umile e perseverante, accompagnata da uno stile di vita coerente. Notiamo che le parole di Gesù sono parte della risposta che egli dà alla domanda che gli è stata rivolta da un anonimo interlocutore su quanti sono coloro che si salvano. Gesù non dice né se saranno pochi, né se saranno molti “quelli che si salvano”: lancia solo un appello all’impegno personale.



Il futuro di salvezza universale si costruisce attraverso un cammino che non è esente da difficoltà. Anzi, è proprio attraverso la lotta e la sofferenza che il piano di Dio si compie nella storia. Dietro queste sofferenze però non ci sta un Dio ostile, nemico dell’uomo, ma un padre che, “corregge colui che egli ama” (seconda lettura). In questo contesto, possiamo interpretare anche le parole di Gesù quando ci invita a sforzarci “di entrare per la porta stretta”. La porta stretta è la fatica della fede: la salvezza è a portata di tutti, ma richiede impegno e sforzo personale. La piena appartenenza alla comunità dei salvati si sancisce non sulla base di una iscrizione formale ma sulla base di un’adesione etica ed esistenziale. Non basta neppure partecipare regolarmente all’eucaristia, bisogna anche lasciarsi coinvolgere dal senso del mistero celebrato ed entrare in vera comunione di vita con il Signore. Nonostante la salvezza sia dono di Dio, essere salvati dipende da noi. Siamo noi che dobbiamo decidere se passare o no attraverso la porta. Nessuno è salvato a priori, indipendentemente della grazia di Dio e del proprio sforzo personale.



Nell’orazione dopo la comunione chiediamo al Signore che porti a compimento “l’opera redentrice della sua misericordia”. L’eucaristia ripresenta sacramentalmente il sacrificio di Cristo offerto una volta per sempre per la salvezza di tutto il mondo.