di Enda Murphy
Officiale della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti
Cinquant’anni fa, nella
solennità dell’Ascensione, il 15 maggio 1969, la Sacra Congregazione per il
culto divino promulgò la prima edizione tipica dell’Ordo baptismi parvulorum.
Ciò avvenne in risposta alla Costituzione sulla sacra liturgia del Vaticano II
che richiedeva la revisione del rito del battesimo, considerando il fatto che i
candidati sono bambini, e affinché i ruoli dei genitori e dei padrini fossero
più chiaramente messi in rilievo; richiedeva inoltre che il rito fosse adattato
per il battesimo di un gran numero di neonati o per l’amministrazione del
battesimo da parte di un catechista nei territori di missione, o anche da altri
in assenza del ministro ordinario; e che venisse redatto un rito abbreviato nel
caso di un bambino già battezzato: tale rito avrebbe dovuto indicare che il
bambino era già stato accolto nella Chiesa (cfr. Sacrosanctum concilium nn.
67-69).
Perché i Padri conciliari
richiesero espressamente per i bambini un rito «adattato alla loro reale
condizione»? Per il semplice fatto che il rito, così come appariva nel Rituale
del 1614, era solamente una forma abbreviata di quello del battesimo per gli
adulti. Il Rituale del 1614 conteneva alcuni adattamenti per il battesimo dei
bambini, ma la Sacrosanctum concilium richiedeva più di questo. In effetti, i
Prænotanda del nuovo Ordo contengono due capitoli specificamente dedicati agli
adattamenti che possono essere fatti dalle Conferenze episcopali e dagli
ordinari locali (capitolo v) e gli adattamenti che sono di competenza del ministro
(capitolo vi). Come disse Balthasar Fischer, questa era la «prima volta nella
storia della liturgia cattolica» che si componeva un rito per il battesimo dei
bambini (cfr. «Notitiæ» 4 [1968] 235).
Il lavoro di riforma dei
contenuti del Rituale romano era stato affidato ai Gruppi di studio 22 e 23. Il
Coetus 22 era stato incaricato di rivedere i riti dei sacramenti e quindi
svolse un ruolo importante, insieme al Consilium, nel portare a completamento
il nuovo Ordo baptismi parvulorum. Va tenuto presente che era lo stesso gruppo
di studio che, insieme al Coetus 23, era incaricato della preparazione del Rito
del battesimo degli adulti, che sarebbe poi diventato l’Ordo initiationis
christianæ adultorum (Oica). Ciò costituisce una parte importante del contesto
del lavoro sul rito dei bambini, poiché quest’ultimo si andava a inserire
all’interno della più ampia cornice teologica e liturgica di tutto il processo
dell’iniziazione cristiana.
L’editio typica inizia con i
Prænotanda generalia de initiatione christiana, che sarebbero infine apparsi
anche nella editio typica reimpressio emendata dell’Ordo initiationis
christianæ adultorum nel 1974. In effetti, i primi sei articoli di questa
introduzione generale sono un capolavoro in miniatura, poiché espongono il modo
in cui la Chiesa concepisce l’iniziazione e la dignità del battesimo. Questi
Prænotanda radicano la concezione ecclesiale dell’iniziazione nell’insegnamento
del concilio Vaticano II, nelle Scritture e nella Tradizione vivente della
Chiesa, e chiariscono che i sacramenti dell’iniziazione formano un tutto
inscindibile che non può essere compreso senza riferimento l’uno all’altro o,
come dicono gli stessi Prænotanda, «i tre sacramenti dell’iniziazione sono così
intimamente tra loro congiunti, che portano i fedeli a quella maturità
cristiana per cui possano compiere, nella Chiesa e nel mondo, la missione
propria del popolo di Dio» (n. 2).
Infatti, il paragrafo 2 è un
approfondimento del paragrafo 1 che spiega sinteticamente come siamo
incorporati nel mistero della morte e risurrezione di Cristo, diventiamo figli
adottivi e prendiamo parte all’assemblea eucaristica. I paragrafi dal 3 al 6 si
riferiscono quindi alla dignità del battesimo, descritto come «l’ingresso alla
vita e al regno» e «il primo sacramento della nuova legge» (n. 3). Il battesimo
è prima di tutto un sacramento della fede mediante il quale coloro che sono
stati illuminati dalla grazia dello Spirito Santo rispondono al Vangelo di
Cristo, e la Chiesa esorta tutti i suoi figli a una fede vera e attiva per
mezzo della quale fanno il loro ingresso nella Nuova Alleanza o lo confermano.
Il paragrafo 4 è ricco di
immagini bibliche ed è ecumenicamente importante, in quanto riconosce che il
battesimo è tenuto «in sommo onore» da tutti i cristiani; viene anche
riconosciuta la validità dei battesimi celebrati «dai fratelli separati». Con
il battesimo noi siamo incorporati alla Chiesa, edificati insieme come
abitazione di Dio nello Spirito, popolo santo e sacerdozio regale. Questi sono
alcuni dei principali temi ecclesiologici e teologici del Vaticano II, esposti
in particolare nel secondo capitolo della Lumen gentium.
Il paragrafo 5 prosegue
descrivendo il battesimo come «il lavacro dell’acqua unito alla parola di vita»
che ha l’effetto di renderci «partecipi della vita di Dio e della adozione a
suoi figli», introducendoci così al tema della divinizzazione e dello scambio
divino-umano; scambio che si compie attraverso il battesimo e, in effetti, in
tutti i sacramenti. In questo paragrafo si ricorda che, per ritus et preces (Sc
n. 48), nel rito del battesimo si proclama il lavacro per la rinascita
dall’alto dei figli di Dio e che, con l’invocazione della Santa Trinità, siamo
consacrati ed entriamo in comunione con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Le letture bibliche, la preghiera della comunità e la triplice professione di
fede preparano e conducono a questo momento culminante. Ancora una volta la lex
orandi della Chiesa non solo ne stabilisce la lex credendi, ma stabilisce i
battezzati nella fede che viene professata e celebrata.
È importante sottolineare che
il paragrafo 6 afferma chiaramente che nel battesimo «si commemora e si attua
il mistero pasquale». Qui siamo di fronte alla ricca teologia battesimale di
Romani 6, 4-5 «Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui
nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria
del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova». La nostra
morte e risurrezione con Cristo è centrale nel rito del battesimo e perció la
gioia della risurrezione deve risplendere nella sua celebrazione, specialmente
quando si svolge durante la Veglia pasquale o la domenica, poiché questo è il
giorno «in cui Cristo ha vinto la morte e ci ha resi partecipi della sua vita
immortale» (cfr. ricordo particolare del Communicantes nel Messale italiano).
Se passiamo ora ai Prænotanda
specifici del battesimo dei bambini, notiamo che i primi tre paragrafi si
riferiscono all’importanza del battesimo degli infanti. Fin dai primi tempi la
Chiesa ha battezzato non solo gli adulti ma anche i bambini, constatando che
essi sono battezzati nella fede della Chiesa proclamata dai genitori, dai
padrini e da tutti i presenti (n. 2). Questi ultimi rappresentano sia la Chiesa
locale, sia l’intera comunità dei santi e dei fedeli, che non è altro che la
madre Chiesa, e cosí concorrono a portare il bambino verso la vita nuova in
Cristo. Infatti, il paragrafo 4 parla dell’importanza del Popolo di Dio,
rappresentato dalla comunità locale, poiché esso svolge un ruolo importante sia
nel battesimo degli adulti sia in quello dei bambini. Inoltre viene ricordato
alla comunità che i bambini hanno diritto al suo amore e alla sua assistenza.
Questo paragrafo sottolinea che il battesimo è per sua natura un atto
ecclesiale. Non solo il celebrante ha un ruolo importante da svolgere, ma la
comunità cristiana «esercita la sua funzione» quando «insieme al sacerdote»
esprime il suo consenso alla professione di fede fatta dai genitori e dai
padrini. Ciò dimostra che la fede è il tesoro dell’intera Chiesa di Cristo e
non solo di una singola famiglia cristiana.
Sebbene questo Ordo non
contenga una costituzione apostolica, Papa Paolo VI dimostrò un particolare
interesse per la redazione del testo. Ricevette una bozza del suo schema il 20
novembre 1968 e la esaminò con il segretario del Consilium, Annibale Bugnini,
il 19 gennaio 1969. Il Papa fece numerose osservazioni manoscritte, tra cui la
mancata menzione nel testo di un riferimento al peccato originale. Questa
lacuna sarebbe stata in seguito colmata nell’editio typica altera che fu
pubblicata, con rinnovata approvazione papale, dalla Sacra Congregazione per il
culto divino il 29 agosto 1973. Paolo VI, qui come altrove, si è dimostrato un
diligente e fedele timoniere della riforma liturgica. Infatti, in un discorso
al Collegio cardinalizio del 23 giugno 1969, riflettendo sulle gravi difficoltà
che affliggevano la Chiesa, affermava di essersi accostato a esse con uno
«spirito di umile e sincera obiettività» per «rinnovare continuamente ed
interiormente lo spirito della legislazione canonica, per un migliore servizio
della Chiesa e per uno sviluppo benefico ed efficace della sua missione nel
mondo contemporaneo». E come prova del suo proposito il Papa così si esprimeva:
«I numerosi e susseguenti documenti circa la riforma liturgica, anch’essa
voluta dal Concilio, di cui Noi intendiamo fedelmente mandare ad esecuzione la
volontà» (aas 61 [1969] 516).
L’Ordo baptismi parvulorum ha
portato milioni di bambini all’unione di grazia con Cristo crocifisso e
risorto. Prendendo sul serio la loro condizione di vita, è stata data la dovuta
importanza al ruolo dei genitori, dei padrini e del popolo di Dio. Il professor
Fischer scrisse che «il Battesimo in particolare viene celebrato come il
sacramento dell’unione al popolo di Dio, con effetti nel tempo presente e nella
speranza escatologica» (cfr. «Notitiæ» 4 [1968] 237); è il significato che
viene sottolineato dalle parole che accompagnano l’unzione con il crisma: «Egli
stesso (il Padre) vi consacra con il crisma di salvezza, perchè inseriti in
Cristo, sacerdote, re e profeta siate sempre membra del suo corpo per la vita
eterna».
Fonte: L’Osservatore Romano
(05 agosto 2019)