Sir 3,17-18.20.28-29; Sal 67 (68); Eb 12,18-19.22-24a;
Lc 14,1.7-14
L’orgoglio,
l’autosufficienza, l’arroganza, la ricerca del potere sono moneta che circola
regolarmente nella nostra società. La parola di Dio ci propone altri valori,
altri metodi: contro l’orgoglio, l’autosufficienza, la voglia di potere, ci
viene prospetta l’umiltà e lo spirito di servizio. Il breve brano sapienziale
della prima lettura parla dell’umiltà nell’ambito di un contesto dedicato alle
relazioni sociali. Però per il Siracide l’atteggiamento umile non è solo una
virtù umana, è anche una dote autenticamente religiosa. Infatti chi è umile non
solo trova il favore degli uomini, ma è anche “gradito a Dio”. Nel brano
evangelico Gesù parla dell’umiltà nel contesto di una breve parabola sui posti
a tavola. La regola conviviale data da Gesù (“quando sei invitato, va’ a
metterti all’ultimo posto…”) è qualcosa di più che una norma di buon senso.
Essa esprime una verità che si riferisce al Regno di Dio. Mi farà ottenere un
posto nel Regno di Dio non la mia giustizia ma la grazia di Dio che mi dice:
“Amico, vieni più avanti!”. Il modello supremo d’umiltà è Cristo. La seconda
lettura ricorda che ci accostiamo a Dio attraverso il Cristo, il Mediatore
della Nuova Alleanza, di colui che si presenta a noi come “mite e umile di
cuore” (Mt 11,29). San Paolo nella lettera ai Filippesi ci invita ad avere gli
stessi sentimenti che furono in Cristo, “il quale, pur essendo nella condizione
divina […] umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte
di croce. Per questo Dio lo esaltò – aggiunge l’Apostolo – e gli donò il nome,
che è al di sopra di ogni nome” (Fil 2,6.8-9).
L’umiltà
non consiste nel negare la verità, ma piuttosto nel riferire ogni dono a Dio,
il vero autore, principio e fine di tutto. Manca di umiltà chi non riesce a
vedere il positivo che Dio gli ha messo nel cuore. L’umiltà è quindi una virtù
che riconosce il primato di Dio rispetto alle proprie possibilità e alle risorse
umane in genere. Dio non può trovare posto nel cuore di colui che pone se
stesso al centro di tutto. Soltanto chi è umile è capace di aprirsi a Dio e
alla sua grazia. Diversamente ogni uomo rischia di diventare idolatra di se
stesso e dei propri vizi. L’umiltà, poi, non è masochismo o complesso di
inferiorità ma è la giusta conoscenza di sé per occupare esattamente il proprio
posto nel mosaico della storia offrendo il proprio contributo allo sviluppo
della società e dell’uomo.
Il Regno dei cieli, che è già
in noi e si realizza nella nostra vita dal battesimo all’ingresso definitivo
nella casa del Padre, è presentato da Gesù come un banchetto e la storia della
nostra partecipazione ad esso è possibile solo perché vi siamo invitati in
mezzo a tanti altri; non possiamo pensarci gli unici, non possiamo tentare di
farla da padroni. L’eucaristia domenicale, fonte e culmine della vita
cristiana, è un momento forte di questo invito, che dobbiamo saper accogliere
con umiltà e con spirito di fraternità, aperti