La Bussola Quotidiana, in data
18.05.2017, ha pubblicato la postfazione scritta da Benedetto XVI al
libro-intervista La force du silence (Paris
2017) del Card. Robert Sarah, Prefetto della Congregazione per il culto divino
e la disciplina dei sacramenti. Il titolo della postfazione è: “Se non entriamo
nel silenzio non capiamo la Parola”. Alla fine del breve e sostanzioso sviluppo
del tema, il Papa emerito conclude con queste parole:
“… Il cardinal Sarah è un maestro spirituale che parla dal profondo
del silenzio con il Signore, dalla sua unione interiore con Lui, e per questo
ha davvero qualcosa da dire a ognuno di noi.
Dobbiamo essere grati a Papa Francesco per avere nominato un
tale maestro spirituale alla guida della congregazione che è responsabile della
celebrazione della liturgia nella Chiesa. È vero che anche per la liturgia,
così come per l’interpretazione delle Sacre Scritture, è necessaria una cultura
specialistica. Ma è altrettanto vero che la specializzazione può finire per
parlare della questione essenziale senza capirla se non si basa sull’unione
profonda, interiore con la Chiesa orante, la quale continua sempre a imparare
di nuovo dal Signore stesso cosa sia l’adorazione. Con il cardinal Sarah,
maestro di silenzio e di preghiera interiore, la liturgia è in buone mani”.
Nulla da dire su quanto si afferma sul silenzio nella
celebrazione liturgica, valore che va ricuperato dove è stato smarrito. Sono
anche d’accordo sull’osservazione secondo cui in liturgia non basta essere uno
“specialista”, aggiungo però che non basata neppure essere un “maestro
spirituale”. Si richiedono probabilmente ambedue le cose.
Mi voglio soffermare sulla lode fatta al Card. Sarah e, in
particolare sulla solenne affermazione: “Con il cardinal Sarah, maestro di
silenzio e di preghiera interiore, la liturgia è in buone mani”. Se si
trattasse solo del silenzio, nulla da dire, ma sappiamo cosa pensa e scrive il
Cardinale sulla liturgia e, in particolare, sulla riforma della riforma. Come
recentemente ho ricordato in questo blog, il Card. Sarah ha addirittura criticato apertamente la riforma liturgica promulgata da Paolo
VI. Secondo lui, questa “riforma” ha sostituito il vero “restauro” voluto dal
Vaticano II. A conferma di questa severa affermazione, il cardinale invita a
riprendere la Costituzione Sacrosanctum
Concilium e leggerla onestamente senza tradirne il senso. Sappiamo invece
quanto papa Francesco ha detto al riguardo e conosciamo, in particolare la sua
netta affermazione: “parlare della riforma della riforma è un errore”. La
liturgia, come la Chiesa, est semper
reformanda. Nessuno ne dubita, ma ci sono modi e modi di affrontare questo
problema. E’ curioso, poi, che coloro che parlano della “riforma della
riforma”, non vedono il grosso bisogno di riforma che ha il Messale di Pio V e
gli altri libri liturgici tridentini usati prima del Vaticano II, ai quali, e
non ad altri, si riferisce la Costituzione Sacrosanctum
Concilium.
Nella Lettera che accompagnava la pubblicazione del MP Summorum Pontificum, Benedetto XVI
scriveva: “…sono giunto, così, a quella ragione positiva che mi ha
motivato ad aggiornare mediante questo Motu Proprio quello del 1988. Si tratta
di giungere ad una riconciliazione interna nel seno della Chiesa”. La mia
impressione è che a questo passo, per quanto riguarda la riconciliazione
interna nel seno della Chiesa, andiamo
da male in peggio.
M. A.
Vedi quanto sullo stesso argomento ha scritto Andrea Grillo:
http://www.cittadellaeditrice.com/munera/una-postfazione-senza-discrezione-ratzinger-si-ostina-a-raccomandare-sarah/