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sabato 9 settembre 2017

IL MOTU PROPRIO “MAGNUM PRINCIPIUM” E LE TRE FEDELTÀ DI PAPA FRANCESCO


Col motu proprio Magnum principium, datato 3 settembre 2017, papa Francesco non sconfessa l’Istruzione Liturgiam Authenticam (28.03.2001), ma, conservandone la sostanza e lo spirito, restituisce alle Conferenze episcopali un potere che appartiene loro e, in questo modo, favorisce un clima più dialogico tra le Conferenze stesse e la Sede Apostolica, clima che si era rarefatto in questi ultimi sedici anni di applicazione della suddetta Istruzione.

1. Con questo documento, papa Francesco è fedele a quanto egli stesso aveva scritto nell’Esortazione apostolica Evangelli gaudium, documento programmatico del suo pontificato, quando nel n. 32 auspica che le Conferenze episcopali siano “soggetti di attribuzioni concrete” e ricorda che “un’eccessiva centralizzazione, anziché aiutare, complica la vita della Chiesa”.

2. Il motu proprio è fedele anche al Vaticano II; rappresenta infatti un ritorno al dettato conciliare, che in SC 36 § 4 afferma: “La traduzione del testo latino in lingua viva, da usarsi nella liturgia, deve essere approvata dalla competente autorità ecclesiastica territoriale”. La “confirmatio” della Sede Apostolica venne stabilita successivamente nel motu proprio Sacram Liturgiam (25.01.1964), all’articolo IX, quando afferma delle traduzioni quanto SC 36 § 3 dice sulla previa decisione circa l’uso e il modo della lingua viva.

3. Possiamo aggiungere, che questo documento è fedele anche ad una antica tradizione romana. Il documento è promulgato con data 3 settembre, in cui la Chiesa celebra la memoria di san Gregorio Magno (590-604). Questo papa inviò Agostino di Canterbury con un consistente gruppo di monaci a Britannia per evangelizzare l’Inghilterra. Ad una domanda di Agostino sui diversi modi di celebrare l’Eucaristia, papa Gregorio risponde: “Tu conosci le usanze della Chiesa di Roma, in cui sei stato educato. Io desidero però che se trovi nella Chiesa romana, in quella delle Gallie, o in qualsiasi altra, qualcosa che Dio onnipotente possa gradire di più, dopo una accurata scelta, lo porti alla Chiesa degli Inglesi…” (il testo della lettera si può trovare nel volume 371 di Sources Chrétiennes, Cerf, Paris 1991, 492-495).


Papa Francesco, sulla scia di Gregorio Magno, dà più spazio alle Chiese locali. Naturalmente, ciò comporta anche che le Conferenze episcopali  siano consapevoli delle loro responsabilità nell’approvazione della traduzione dei testi liturgici.

MATIAS AUGE