Ez
47,1-2.8-9.12; Sal 4 (46); 1Cor 3,9c-11.16-17; Gv 2,13-22.
La lettura evangelica ci ricorda che Gesù è il nuovo
tempio: “Egli parlava del tempio del suo corpo”. In Lui Dio si è fatto carne ed
è venuto a piazzare la sua tenda in mezzo a noi. Come dice san Paolo, noi siamo
membra vive del corpo di Cristo, quindi anche noi siamo “tempio di Dio”. I
templi fatti dalla mano dell’uomo sono al servizio del tempio di pietre vive,
non fatto dalla mano dell’uomo; come dice il prefazio della messa, la “Chiesa è
significata dalle chiese che edifichiamo”. Questa dottrina acquista un
particolare significato nel giorno della dedicazione della basilica di San
Giovanni in Laterano, la cattedrale del vescovo di Roma, che “sovrintende alla
carità” (sant’Ignazio di Antiochia) di tutte le Chiese locali e perciò viene
chiamata anche “Chiesa madre di tutte le chiese”. Celebrando dunque questa
festa, ricordiamo innanzitutto che siamo in comunione gli uni con gli altri,
nonostante le diversità, e tutti siamo in comunione con il papa, vescovo di
Roma.
Anche se ogni vescovo esercita il suo ministero di
santificazione e di culto in tutta la diocesi, la cattedrale è il luogo proprio
in cui egli svolge le funzioni di grande sacerdote del suo gregge, il luogo
dove proclama la Parola e presiede le celebrazioni sacramentali, in particolare
l’eucaristia. Da una parte, la Chiesa, come sacramento o segno e strumento
della presenza della salvezza offerta in Cristo, ha bisogno di realizzarsi e
rendersi visibile in un luogo concreto. D’altra parte, la liturgia è un’azione
che si svolge necessariamente nell’ambito spazio-temporale. Ciò la rende, di
fatto, manifestazione del mistero della Chiesa, rappresentata nella comunità
riunita e presieduta dai suoi pastori.
La dedicazione della chiesa cattedrale può essere
interpretata alla stregua di una iniziazione cristiana dell’edificio che
rappresenta la comunità dei fedeli. Infatti, così come “con i sacramenti
dell’iniziazione cristiana, il battesimo, la confermazione e l’eucaristia, sono
posti i fondamenti di ogni vita cristiana” (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1212), così anche la
dedicazione dell’edificio ecclesiale sta a significare la consacrazione di una
Chiesa particolare. In questo senso, l’anniversario della dedicazione della
chiesa cattedrale, che deve celebrare l’intera comunità diocesana, è come
l’anniversario del battesimo dell’intera comunità cristiana e, in definitiva di
un popolo santificato con la Parola e i sacramenti, chiamato a crescere e a svilupparsi,
in analogia con il corpo umano, fino a raggiungere la misura di Cristo in
pienezza (cf. Ef 4,13-16). Nell’Ufficio
delle letture del Comune della dedicazione di una chiesa, la Liturgia delle
Ore ci propone un brano tratto da un discorso di sant’Agostino, in cui il
santo vescovo d’Ippona afferma, tra l’altro: “La dedicazione della casa di
preghiera è la festa della nostra comunità. Questo edificio è divenuto la casa
del nostro culto. Ma noi stessi siamo casa di Dio. Veniamo costruiti in questo
mondo e saremo dedicati solennemente alla fine dei secoli…”
La preghiera dopo la comunione, dopo aver affermato che
la Chiesa è il segno visibile della Gerusalemme celeste, chiede al Signore che
ci “trasformi in tempio vivo della sua grazia perché possiamo entrare nella
dimora della sua gloria”.
