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domenica 11 settembre 2016

Memoria della Beata Maria Vergine Addolorata (15 settembre)



Celebrazione di origine devozionale, nel Missale Romanum 1962 è chiamata dei “Sette dolori della Beata Vergine Maria”. Il Missale Romanum 2002 non fa memoria specifica dei “sette dolori”, ma contempla il dolore di Maria in maniera globale. La devozione alla Vergine Addolorata rissale ai secoli XII-XIII, precisata progressivamente dai Servi di Maria come devozione ai “Sette Dolori”. In seguito, sono sorte due feste in onore dei Sette Dolori della beata Vergine Maria: una apparve nell’Ordine dei Servi di Maria la terza domenica di settembre, ma solo nel 1814 fu iscritta da Pio VII nel Calendario Romano e Pio X fissò la data al giorno dopo l’Esaltazione della Santa Croce, cioè al 15 settembre, conservata dopo la riforma del Vaticano II con il cambiamento di nome sopra indicato. L’altra festa fu stabilita dal Concilio provinciale di Colonia (1423) in riparazione degli atti sacrileghi compiuti dagli iconoclasti Ussiti contro le immagini del Crocifisso e di sua Madre. Nel 1727, fu iscritta da Benedetto XIII nel Calendario Romano, soprattutto grazie agli sforzi dei Servi di Maria. Questa festa veniva celebrata il venerdì prima della Domenica delle Palme (nel MR 1962, come commemoratio). Con la riforma del Calendario Romano promulgato da Paolo VI nel 1969, è stata soppressa. In questo modo, è stato notato da alcuni critici, nel periodo Quaresima-Triduo pasquale-Tempo pasquale è venuto a mancare ogni accenno alla partecipazione di Maria al mistero di Cristo.

 
Nel MR 2002 si è tenuto conto in qualche modo di queste critiche  introducendo nella feria VI della quinta settimana di Quaresima una colletta alternativa di nuova composizione a quella già esistente, in cui si chiede a Dio che ci conceda “di imitare la beata Vergine Maria nella devota contemplazione della Passione di Cristo”, forti della sua intercessione, per essere conformati pienamente a lui. Si deve osservare, poi, che la Collectio Missarum de Beata Maria Virgine (1986; edizione italiana 1987) dispone di due formulari (i nn. 11 e 12) per il tempo quaresimale, intitolati “Maria Vergine presso la croce del Signore”; ambedue i formulari sono tratti dal Proprio delle Messe dell’Ordine dei Servi di Maria .

 
Anche coloro che auspicavano che nella liturgia dello stesso Triduo pasquale fosse esplicitato, in modo discreto e sapiente, la partecipazione della Madre alla Passione del Figlio, hanno avuto una risposta nella terza edizione del Missale Romanum che, senza intaccare la struttura rituale della celebrazione della Passione del Signore, ha introdotto al termine dell’adorazione della croce la possibilità di cantare l’antica sequenza dello Stabat Mater o un altro canto adatto a far memoria della compassione della beata Vergine Maria.

 
Colletta del MR 1962:

Deus, in cuius passione, secundum Simeonem prophetiam, dulcissimam animam gloriosae Virginis et Matris Mariae doloris gladius pertransivit: concede propitius; ut, qui dolores eius venerando recolimus, passionis tuae effectum felicem consequamur.

Colletta del MR 2002:

Deus, qui Filio tuo in cruce exaltato compatientem Matrem astare voluisti, da Ecclesiae tuae, ut, Christi passionis cum ipsa consors effecta, eiusdem resurrectionis particeps esse mereamur.

“O Padre, che accanto al tuo Figlio, innalzato sulla croce, hai voluto presente la sua Madre Addolorata: fa’ che la santa Chiesa, associata con lei alla passione del Cristo, partecipi alla gloria della risurrezione”. 

Nella colletta del MR 2002 si chiede la partecipazione della Chiesa non solo alla passione ma anche alla gloria della risurrezione del Signore. La Costituzione Sacrosanctum Concilium considera la liturgia in stretto legame con la storia della salvezza, anzi la liturgia è descritta come la continuazione di questa storia, l’applicazione nel tempo dell’opera di redenzione umana e di perfetta glorificazione di Dio annunciata nell’Antico Testamento e compiuta da Cristo, “specialmente per mezzo del mistero pasquale della sua beata Passione, Risurrezione da morte e gloriosa Ascensione” (SC, n. 5). Questa visione del mistero pasquale è stato uno dei temi conciliari che ha permesso di favorire un sottile cambiamento nella mentalità cattolica che, dopo il Medioevo, situava la redenzione in modo praticamente esclusivo nella passione e morte di Cristo.