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venerdì 3 febbraio 2017

CELEBRAZIONI FUNEBRI A DOMICILIO


Tokyo, il monaco via app

Religiosi a domicilio con un clic su Amazon Un business florido mentre i templi si svuotano

 
Accende incenso e candele, legge i sacri sutra come se fosse al tempio il monaco buddista Kaichi Watanabe. Invece si trova nella stanza di un appartamento di un sobborgo di Tokyo. Tende tirate e altare improvvisato, dopo l’inchino agli astanti, commemora il primo anniversario della morte di una donna. A chiamarlo per celebrare una cerimonia funebre domestica è stato il marito, ricorso a un servizio sempre più popolare in Giappone: l’Obo-san bin, ovvero la «consegna del monaco»: a domicilio. Mezz’ora di preghiere nel salotto di casa costa sui 260 euro. Molto meno rispetto a quanto di solito si destina per una cerimonia al tempio, dove vige la consuetudine di lasciare una donazione generosa (in media l’equivalente di 800-900 euro).
 
Il business, ideato nel 2013 in Giappone da una start-up locale, la Minrevi, non solo non è stato fermato dall’ostilità dei leader religiosi ma sta riscuotendo un successo crescente, impennatosi quando l’anno scorso è approdato su Amazon.
 
Cerimonie on demand, a portata di clic, che ben si adattano a un Paese dove il 70% degli abitanti si definisce non religioso o ateo ma poi resta comunque, in gran parte, legato a diversi rituali (buddisti o scintoisti), soprattutto funebri. Così non stupisce che nonostante le aspre critiche dei leader religiosi, l’azienda – che conta su una rete di 700 monaci «viaggiatori» su tutto il territorio nazionale – preveda un’ulteriore crescita del 20 per cento del fatturato entro l’anno. Minrevi trattiene circa il 30% del prezzo pagato dai clienti, il resto va ai religiosi.
 
«Ai monaci che fanno il proprio dovere non dovrebbe spettare un compenso, così viene meno lo spirito della donazione, la si mercifica» è insorto Chiko Iwagami della Federazione buddista giapponese. Il fatto è che i templi buddisti (per lo più situati nelle zone rurali) sono sempre meno frequentati, molti sono in declino: il 30% dei 74 mila templi giapponesi è a rischio chiusura entro il 2040, stima Keji Ishii, docente di religione alla Kokugakuin University di Tokyo. Complice anche il progressivo invecchiamento della popolazione (il Giappone possiede la più alta percentuale di anziani al mondo: 1 abitante su 4 ha più di 65 anni) e la contrazione dei residenti nelle campagne.
 
Il servizio è utile per preservare le tradizioni buddiste rendendole accessibili a milioni di giapponesi diventati estranei alla religione, si difendono i «monaci a domicilio».
 
A favorire il suo decollo è stato infatti proprio il distacco dei giapponesi, soprattutto dei più giovani, dai luoghi di culto. «Ci sono diversi templi nei dintorni ma non sapevo a rivolgermi – ha spiegato il figlio della defunta commemorata dal monaco Watanabe parlando con l’Ap –. Poi non avevamo idea di quanto avremmo dovuto donare. Questo sistema è molto più chiaro».
 
«Rimasi colpito quando appresi che molta gente non sapeva come contattare un monaco — racconta il vice presidente di Minrevi Masashi Akita —: ho voluto essere io quel ponte».
 
Fonte: Corriere della Sera (03.02.2017) amuglia@corriere.it