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sabato 3 giugno 2017

DOMENICA DI PENTECOSTE (A) - Messa del giorno


 

 At 2,1-11; Sal 103 (104); 1Cor 12,3b-7.12-13; Gv 20,19-23

 

Il salmo responsoriale riprende alcuni versetti del Sal 103, uno splendido inno a Dio creatore. Il salmista contempla l’opera della creazione con lo sguardo del profeta, che sente palpitare dietro la figura esteriore delle cose un mistero divino. Nel salmo, la creazione ci appare nella freschezza e purezza luminosa di quell’istante in cui uscì dalle mani del Creatore. Riprendendo le parole di questo salmo, la Chiesa proclama che abitiamo in un mondo amico, nel quale possiamo contemplare la presenza amorosa del Signore. La Pentecoste celebra la presenza dello Spirito di Dio che rinnova mondo e uomini. Ecco perché siamo invitati a rendere grazie al Signore e a cantare: “Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra”.
 
La solennità di Pentecoste, che “porta a compimento il mistero pasquale” (prefazio), commemora il dono dello Spirito divino effuso sugli apostoli e su tutti noi. Lo Spirito è il dono più prezioso di Cristo risorto, principio di una nuova creazione, di una nuova realtà, è l’amore di Dio effuso nei nostri cuori per rinnovare la faccia della terra. Abbiamo sentito nel vangelo come Gesù appare agli apostoli e li saluta con queste parole: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”. Dopo aver detto questo, alita su di loro e dice: “Ricevete lo Spirito Santo...”  La prima lettura ci racconta in dettaglio la scena della discesa dello Spirito sugli apostoli riuniti nel cenacolo cinquanta giorni dopo Pasqua. Ma la Pentecoste non è un evento isolato nel tempo; è un prodigio che si prolunga nella storia. Infatti, san Paolo nella seconda lettura ci ricorda che tutti noi abbiamo ricevuto lo stesso Spirito nel quale siamo stati battezzati. Lo Spirito è effuso su tutti ed è all’origine dei diversi doni che sono in noi non solo per l’utilità personale ma anche “per il bene comune”.
 
Possiamo soffermarci su quest’idea, che è centrale nell’insegnamento dell’apostolo Paolo. Egli illustra la sua dottrina con un’immagine eloquente, il corpo: tutti formiamo un solo corpo, ma in molte membra; membra diverse, ma unite a formare un unico organismo. Lo Spirito Santo è il garante dell’unità che tiene unita e ben compaginata la Chiesa come un corpo, in cui la diversità di funzione e ruolo delle varie membra è al servizio del bene dell’organismo intero. La prima lettura ci ricorda che san Pietro nel suo primo annuncio del Vangelo nel giorno di Pentecoste era capito nella propria lingua dai numerosi stranieri convenuti a Gerusalemme. Lo Spirito di Pentecoste è una forza unificatrice che si contrappone vittoriosamente alla logica di divisione della torre di Babele (cf. Gen 11). Lo Spirito è principio di unità nella varietà. Il progetto di Dio è un mondo ricco nella varietà e saldo nella comunione. La varietà dei doni che lo Spirito Santo elargisce generosamente per il bene comune, esige il mutuo riconoscimento della dignità dell’altro e la collaborazione reciproca. Ognuno di noi è parte integrante e insostituibile nel grandioso progetto di Dio sulla storia. Nessuno è superfluo in questa storia, ma ognuno, con la sua particolare vita, con i suoi eroismi e anche con le sue debolezze, è chiamato a mettersi generosamente al servizio degli altri perché il Regno di Dio si compia.
 
Nell’orazione sulle offerte chiediamo al Padre che mandi lo Spirito “perché riveli pienamente ai nostri cuori il mistero di questo sacrificio”. Lo Spirito Santo ci fa percepire il senso profondo della redenzione e, in particolare, la grandezza e il valore del mistero eucaristico.