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martedì 25 febbraio 2020

MERCOLEDI DELLE CENERI – 26 Febbraio 2020




Gl 2,12-18; Sal 50 (51); 2Cor 5,20-6,2; Mt 6,1-6.16-18

Il salmo responsoriale riprende alcuni versetti del Sal 50, una delle più belle e profonde suppliche del salterio. Il Miserere, grande salmo penitenziale, accompagna la Chiesa nell’esercizio della penitenza quaresimale e nella preparazione alla Pasqua. Il salmista si rivolge a Dio supplicandogli che intervenga attuando una nuova creazione nel cuore del credente, purificato dal suo peccato, affinché questi possa proclamare la lode del Signore. All’inizio della Quaresima, questo salmo ci colloca nel giusto atteggiamento penitenziale per intraprendere “un cammino di conversione” (colletta della messa) che ci conduca a celebrare con “cuore puro” e “spirito saldo” la Pasqua del Signore.

Le due prime letture della messa d’oggi parlano della conversione. Le calamità che ai tempi di Gioele hanno colpito la terra di Giuda (la siccità e l’invasione delle cavallette) diventano per il profeta un segno per invitare il popolo alla conversione: “Così dice il Signore: ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti” (prima lettura). San Paolo, nella seconda lettura, ci ricorda che la conversione, nella prospettiva cristiana, non è il cammino che noi dobbiamo fare per andare a Dio, ma piuttosto il cammino di riscoperta di quanto Dio in Cristo Gesù ha fatto per noi: “lasciatevi riconciliare con Dio”. Notiamo inoltre che il verbo greco (kattalàssô) usato per indicare la riconciliazione è quello usato per la riconciliazione tra due sposi dopo una infedeltà. Ritorna così un simbolismo caro ai profeti: la relazione che intercorre tra Dio e la sua creatura è analoga a quella che unisce due persone innamorate. L’Apostolo ci invita a non perdere l’occasione per riallacciare questo legame di intimità con Dio. La Quaresima è il “momento favorevole” per ritrovare o rinsaldare tale legame.

Il brano evangelico illustra il significato delle pratiche quaresimali tradizionali: l’elemosina, la preghiera e il digiuno, con un continuo richiamo a superare il formalismo. Gesù ne parla nel contesto del discorso sulla nuova giustizia, superiore all’antica; egli illustra le caratteristiche di questa nuova giustizia e le applica alle tre pratiche fondamentali della pietà giudaica: l’elemosina, la preghiera e il digiuno. Gesù non elimina queste pratiche; egli vuole solo che le compiamo con sincerità, senza ipocrisia di sorta. Siamo chiamati a vivere ogni giorno una continua lotta contro l’ipocrisia, per non falsare la nostra relazione con il Padre, che dev’essere vissuta nell’intimità del cuore.
         
La Quaresima, che iniziamo oggi, è un tempo propizio per la maturazione individuale e collettiva della fede. Fuori di una prospettiva di fede, essa corre il pericolo di svilirsi in un periodo di tempo in cui lo sforzo morale e le pratiche ascetiche rischiano di diventare fine a se stesse e pertanto possono condizionare negativamente l’approfondimento di un’autentica esperienza di vita cristiana. La Chiesa non insiste più, come ha fatto in tempi passati, nelle pratiche penitenziali in sé come gesti puntuali da compiere. Mutati i tempi, possono e debbono cambiare anche i modi concreti di esprimere l’ascesi; non può scomparire però il sincero slancio di conversione verso Dio. L’austero rito delle ceneri, che sostituisce oggi l’atto penitenziale dell’inizio della messa, è un invito a intraprendere l’itinerario spirituale della Quaresima per giungere completamente rinnovati a celebrare la Pasqua di Cristo Signore (cf. preghiera di benedizione delle ceneri). La partecipazione all’eucaristia ci è di sostegno in questo cammino (cf. orazione dopo la comunione).