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domenica 19 luglio 2020

LA GLORIA DI DIO E LA DIGNITA' DELL'UOMO






Salmo 8. La gloria di Dio e la dignità dell’uomo


1 Al maestro di coro. Su «I Torchi...».
2 O Signore, nostro Dio,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra:
Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza,
3 con la bocca di bambini e di lattanti
hai posto una difesa contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
4 Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissato,
5 che cosa è mai l'uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell'uomo, perché te ne curi?
6 Davvero l'hai fatto poco meno di un dio,
di gloria e di onore lo hai coronato.
7 Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi:
8 tutte le greggi e gli armenti
e anche le bestie della campagna,
9 gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
ogni essere che percorre le vie del mare.
10 O Signore, Signore nostro,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!


Il Sal 8 è il primo inno di lode del Salterio che celebra la gloria del Signore che si manifesta nel creato e ci si interroga, stupefatti, sull’uomo, elevato da Dio su di esso quale dominatore, un tema ben noto dalla letteratura sapienziale, che richiama gli antichi racconti della creazione riportati dalla Bibbia, in modo particolare nel libro della Genesi. Si tratta quindi di un salmo sapienziale, che intende dare conforto e fiducia alle piccole comunità ebraiche che dopo l’esilio si trovavano sparse tra popolazioni pagane più o meno a loro ostili. In questo inno, che veniva cantato nelle celebrazioni liturgiche del Tempio, Israele trovava un motivo di santa compiacenza nel Signore, che si era preso cura di lui e gli aveva offerto in dono una terra d’abbondanza. La nostra Liturgia delle ore propone il Sal 8, che ha come titolo “Grandezza del Signore e dignità dell’uomo”, nelle Lodi del sabato della seconda e della quarta settimana nonché in altre occasioni, soprattutto nel Tempo pasquale.

Struttura. Il nostro salmo inizia e si conclude con la stessa proclamazione della maestà divina, ed è diviso in tre sezioni spaziali secondo le voci ricorrenti di cielo, terra e mare. Al centro del salmo vi è la domanda decisiva, che si può considerare la scintilla da cui scaturisce l’intero poema: “che cosa è mai l’uomo…?” (v. 5). Domanda che non cessa di risuonare anche oggi, e che sempre accompagnerà il cammino dell’umanità.

Commento, Su “I Torchi” (v. 1), è una espressione che designa probabilmente uno strumento musicale (l’arpa?) o anche determinate melodie adoperate per il canto del salmo. Col v. 2 l’inno inizia cantando la grandezza di Dio che si manifesta nell’opera della creazione. L’espressione “quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra” si riferisce a Dio. Il nome, infatti, come anche le categorie sapienza, parola, spirito, è considerato nella mentalità ebraica come ipostasi di Dio, e cioè come la stessa sostanza divina. Nel v. 3 il salmista loda il Signore con la gioia e lo stupore dei piccoli in opposizione al tumulto dei nemici di Dio. Col v. 4 si ritorna al tema della creazione dei cieli da parte di Dio, qui identificati come “opera delle tue dita”, nel senso che il coinvolgimento di Dio nella creazione è personale e intimo. Nel silenzio notturno, il salmista contempla le meraviglie del cielo stellato: accanto alla coppia “la luna e le stelle” non si menziona il sole. Probabilmente il poeta è rimasto in contemplazione del cielo in una notte stellata e al chiaro di luna.  

Nel v. 5, a metà del poema, se da un lato l’orante è stato colto dallo stupore nel contemplare l’immensità dei cieli, ora esprime la sua meraviglia con la domanda: “Che cosa è mai l’uomo?”.  Dio lo ricorda e lo cura perché creato ad immagine e somiglianza sua, reso poco inferiore a lui e collocato al di sopra di tutta la creazione nonché capace di amministrare, come luogotenente di Dio stesso, tutte le opere delle sue mani (vv. 6-9). Giobbe quando si sente abbandonato da Dio, si sfoga con una domanda simile ma con il cuore pieno di amarezza: “Che cosa è l’uomo perché tu lo consideri grande e a lui rivolga la tua attenzione e lo scruti ogni mattina e ad ogni istante lo metta alla prova?” (Gb7,17-18). Ci troviamo dinanzi ad una domanda che sempre accompagnerà la storia dell’umanità.

Una esclamazione piena di ammirazione e di entusiasmo, ricorre all’inizio (v. 2) e al termine del salmo (v.10): “O Signore, nostro Dio, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!” In questa esclamazione pare si riuniscano le voci dell’universo e quelle degli uomini per celebrare la gloria del loro Creatore e Signore,

Lettura cristiana. La domanda “che cosa è mai l’uomo?” trova una risposta sublime nella realtà di Cristo, vero Dio e vero uomo. Gesù applica a se stesso il v. 3 del salmo: dopo il trionfale ingresso di Gesù in Gerusalemme, i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedendo i fanciulli che acclamavano “Osanna al figlio di Davide”, si sdegnarono e gli dissero: non senti quello che dicono costoro? Gesù rispose: “Non avete mai letto: Dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai tratto per te una lode?” (Mt 21,16). Nell’epistolario paolino il Sal 8 è citato due volte e una nella lettera agli Ebrei. I Padri della Chiesa e gli scrittori ecclesiastici commentano il salmo evidenziando la dignità dell’uomo e quella di Cristo.

Nel contesto odierno. Il Salmo 8 è la celebrazione della grandezza e della bellezza dell’uomo che può essere colta unicamente in relazione all’immensa grandezza e misericordia di Dio. Il salmo, un inno che esalta l’onnipotenza creatrice del Signore e la dignità dell’uomo, ci invita a riflettere sulla dignità di ogni uomo e di ogni donna, oggi in tanti modi e da tante parti calpestata, e ci fa ergere contro ogni tipo di schiavitù e intolleranza. Il salmo ci fa riflettere anche sul significato del dominio dell’uomo sul creato (cf. Gen 1,28), un dominio che non è assoluto e molto meno distruttivo dell’opera creatrice di Dio. La cura delle persone e la cura della natura sono inseparabili poiché tutto è connesso.

Il Sal 8 ci spinge alla contemplazione del creato, opera di Dio. Davanti a queste immensità incommensurabili, sentiamo la propria personale pochezza e fragilità. Come afferma il famoso filosofo Blaise Pascal: “l’uomo non è che una canna, la più fragile di tutta natura”; in seguito però Pascal aggiunge “ma è una canna pensante” (Pensieri n. 347). Ecco quindi che paradossalmente possiamo affermare che la creatura umana è più grande del sole, delle stelle, delle galassie che popolano gli infiniti spazi celesti; come dice il nostro salmo, è “poco meno di un dio”, coronato “di gloria e di onore” (v. 6).


Preghiera. O Dio, che manifesti la tua magnificenza nel cielo stellato, che in modo mirabile ci hai creati a tua immagine e in modo più mirabile ci hai redenti e rinnovati, accogli la nostra lode per le tue meraviglie, e aiutaci ad essere degni della grandezza alla quale ci hai elevati.

Bibliografia: Spirito Rinaudo, I salmi preghiera di Cristo e della Chiesa, Elle Di Ci, Torino-Leumann 1973; Vincenzo Scippa, Salmi, volume 1. Introduzione e commento, Messaggero, Padova 2002; Ludwig Monti, I salmi: preghiera e vita, Qiqajon, Comunità di Bose 2018; Temper Longman III, I salmi. Introduzione e commento, Edizioni GBU, Chieti 2018.