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venerdì 23 febbraio 2024

DOMENICA II DI QUARESIMA (B) – 25 Febbraio 2024

 



 

 

Gen 22,1-2.9a.10-13.15-18; Sal 115; Rm 8,31b-34; Mc 9,2-10

 

 

Dio promette ad Abram una terra e una discendenza numerosa, però egli dovrà iniziare un cammino di obbedienza: Vattene dal tuo paese verso il paese che io ti indicherò. Dopo qualche tempo, Dio stesso gli cambierà il nome per indicare che Dio conferisce ad Abram una nuova personalità: non si chiamerà più Abram, ma Abramo, che significa “padre di una moltitudine di popoli”. Abramo si è fidato di Dio ed è partito per una terra sconosciuta. Ma dove l’obbedienza di Abramo appare in tutta la sua grandezza è quando si dispone, in obbedienza al comando di Dio, a rinunciare al suo unico figlio Isacco. Il sacrificio del proprio figlio è profezia del sacrificio di Cristo per la salvezza del mondo. Abramo non si ribella a Dio, non si mette a discutere, non dubita, si fida di Lui. Quando poi sta per immolare il proprio figlio Isacco, la sua mano è fermata dall’angelo e sente la voce di Dio che gli dice: Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato il tuo unico figlio. Abramo chiamò quel luogo “Il Signore provvede”. Anche Cristo, obbediente al disegno del Padre, si offre sulla croce fiducioso che Dio provvede.

 

La storia di Abramo illumina il racconto del brano evangelico d’oggi, in cui ci viene raccontato l’episodio della trasfigurazione. San Marco colloca questo racconto tra due predizioni della passione. È per far capire ai discepoli che la sua morte e la sua risurrezione costituiscono un mistero unitario, il mistero della nostra salvezza. Il momento culminante del brano evangelico, il vertice del racconto della trasfigurazione sono le parole del Padre ascoltate dai tre discepoli presenti: “Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo”.

 

Noi, come Abramo e come Gesù siamo invitati a percorrere un cammino di obbedienza nella certezza che Dio provvede. Anche se ci viene chiesto talvolta un cammino di sofferenza e di rinuncia, siamo invitati ad ascoltare la voce del Signore e ad aver fiducia in colui che ha “parole di vita eterna”.

 

Come sintesi di questo messaggio che la Parola di Dio oggi ci trasmette, possiamo ripetere nel nostro cuore più volte durante la giornata il versetto del salmo responsoriale di questa Messa: “Ho creduto anche quando dicevo: sono troppo infelice”. L’autore del salmo canta la sua totale fiducia nell’amore divino anche quando l’infelicità occupa l’orizzonte della sua vita. Ancora all’inizio della Quaresima, riaffermiamo la volontà di percorrere il nostro cammino battesimale fatto soprattutto di fede e di umile accettazione del progetto di Dio su di noi anche quando non riusciamo a comprendere sempre la logica dei percorsi che ci vengono proposti.