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domenica 29 dicembre 2024

LA SOLUZIONE DELLA DIDASCALIA?

 



La linea opposta al formalismo è preoccupata di fornire i contenuti emarginando la forma. Anzi, sembra che il rito possa legittimarsi e svolgere sensatamente il suo compito soltanto quando è “compreso”. La tensione tra forma e contenuto si risolve in un tertium che svolge apparentemente una funzione mediatrice e che in realtà deborda sempre più fino a diventare una specie di password del rito: la spiegazione. Se al Concilio di Trento si era posto il problema dell’intelligibilità della liturgia, soprattutto a causa del divario creato da una lingua non più accessibile, e si era offerta la possibilità di spiegare frequentemente inter missarum sollemnia ciò che si legge nella celebrazione oltre che le grandi verità sull’Eucaristia, al Vaticano II, in un quadro teologico mutato, si riafferma la questione della funzione didattica della liturgia, ma in subordine rispetto alla destinazione al culto di Dio e si esorta a rinvenire il materiale “istruttivo” non in una spiegazione esterna ma nella stessa forza dei riti. Tale approccio non è di marca intellettualistica, ma esperienziale in quanto nell’azione liturgica si dà un vero e proprio dialogo tra Dio e il suo popolo, le realtà divine sono comunicate attraverso signa visibilia e la fede dei partecipanti è nutrita non da verità previe, ma dalla “materia” rituale (cfr. SC 33).

Fonte: Loris Della Pietra, “La manipolazione dell’esperienza liturgica nello squilibrio tra forma e contenuto”, in Loris Della Pietra (a cura di), La liturgia manomessa (“Caro salutis cardo”. Contributi 39), Edizioni Liturgiche, Roma – Abbazia di Santa Giustina, Padova 2024, pp. 115-116.