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domenica 26 marzo 2017

DIGIUNARE PER MANGIARE


 

Essere dispensati dal digiuno era una grande felicità, nei tempi antichi. Una ferrea disciplina aveva creato logiche di alternanza tra digiuno e pasto. Anche le pratiche sacramentali avevano a lungo risentito delle ‘normative del digiuno’, che avevano segnato opere e giorni, tempi e consuetudini. Per esempio le norme sul digiuno eucaristico avevano praticamente escluso ogni celebrazione eucaristica pomeridiana e notturna. Il digiuno, però, se riconsiderato al di là della sua logica disciplinare nella sua verità complessa, più che negare il pasto, lo prepara e lo celebra.

Digiunare non è il lato spirituale di ciò che materialmente è pasto. Piuttosto il digiunare è preparazione, attesa, desiderio del pasto festivo. Siamo spirituali più mangiando che digiunando. Questo è vero fin dalla contrapposizione tra un Giovanni Battista che digiuna e un Gesù che mangia. Le cose migliori Gesù le compie e le dice a tavola. La Quaresima è pasquale anche in questo senso: predispone in anticipo lo spazio festivo di un mistero che si celebra prima per tre giorni – ancora in una logica di pasto/digiuno – e poi per sette settimane di banchetti eucaristici, fino a Pentecoste.

(Andrea Grillo, Iniziati alla Pasqua. Meditazioni per la Quaresima, Queriniana 2017, 67-68)