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domenica 22 luglio 2018

IL VERO VOLTO DI DIO SECONDO I SALMI






La meta ultima dei Salmi è quella di svelare il volto di Dio ricorrendo alla contemplazione e all’ascolto della sua rivelazione. I lineamenti di questa fisionomia sono inesauribili e sono espressi attraverso una ricca simbolica antropomorfica.

Il Signore appare come Dio guerriero. La sua è una lotta per la giustizia, in difesa del popolo e dell’oppresso (Sal 35) e del suo popolo umiliato dalle superpotenze (Sal 60).

Il Signore appare anche come il Dio creatore: “dalla parola del Signore furono fatti i cieli… Egli ha parlato e tutto fu, ha comandato e tutto esiste” (Sal 33,6-9). Lo spazio cosmico e tutta la storia sono celebrati nei Salmi come l’area nella quale Dio si rivela (vedi, ad esempio, il Sal 147).

Il Signore appare anche come re supremo: “Tutti i tuoi fedeli dicano la gloria del tuo regno” (Sal 145,11). Egli non è un imperatore impassibile e neppure un Motore immobile alla maniera greca, ma è un re attivo e partecipe. Egli “rende saldo il mondo, governa i popoli con rettitudine e giudica il mondo con giustizia” (Sal 96,10.13).

Il Signore appare come l’alleato che è fedele alle promesse di salvezza. Questo atteggiamento è espresso con un sostantivo ebraico di difficile traduzione, che indica amore, fedeltà, intimità, grazia, bontà, misericordia e scandisce con un’antifona costante tutto il credo d’Israele contenuto nel Sal 136 (“perché il suo amore è per sempre”).

Il Signore appare, infine, come padre e madre. Esemplare in questo senso è il Sal 131, compendio simbolico della relazione materna e filiale che si instaura tra Dio e il fedele: “Io rimango quieto e sereno: come un bimbo svezzato in braccio a sua madre…” (v. 2). Perciò nessuno sulla faccia della terra si deve sentire orfano: “Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato, ma il Signore mi ha raccolto” (Sal 27,10).



Fonte: sintesi con qualche cambiamento del testo di Gianfranco Ravasi, Spiritualità biblica, Queriniana 2018, pp. 87-89.