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venerdì 28 settembre 2018

DOMENICA XXVI DEL TEMPO ORDINARIO ( B ) – 30 Settembre 2018






Nm 11,25-29; Sal 18 (19); Gc 5,1-6; Mc 9,38-43.45.47-48



Oggi la parola di Dio ci invita a rifuggire dalle chiusure, dagli esclusivismi di gruppo, e a guardare oltre i nostri confini. Il tema viene illustrato con due episodi. Il primo episodio è raccontato dalla prima lettura ed è accaduto nell’accampamento d’Israele nel deserto: due uomini, che non appartengono alla cerchia dei 70 anziani consiglieri dei Mosè, si mettono improvvisamente a profetizzare. Allora Giosuè mosso dalla gelosia si rivolge a Mosè perché li impedisca di profetizzare. Mosè però si mostra tollerante, anzi gioioso del fatto, a tal punto che augura che tutti possano essere profeti nel popolo del Signore e ricevere il suo spirito. Il secondo episodio è riportato dalla lettura evangelica: gli apostoli hanno visto uno che scaccia i demoni nel nome di Gesù e glielo hanno vietato perché non apparteneva al gruppo dei discepoli. Contestando la grettezza del gruppo dei dodici apostoli, Gesù fa capire che il regno di Dio si esprime anche altrove e mediante altri strumenti; più precisamente, ovunque si agisce come lui e mediante tutti coloro che si ispirano al suo messaggio. Gesù non ha bisogno di monopolizzare il suo potere; gli basta che la verità venga riconosciuta. Il Signore ci invita ad una fede libera e matura, capace di apprezzare il bene ovunque esso si trovi. L’azione di Dio che opera mediante il suo Spirito non può essere circoscritta dentro i confini di una comunità definita solo in base ai criteri di appartenenza. Chiunque esercita la carità e la misericordia avrà la sua ricompensa. Sia Gesù sia Mosè, davanti ad una impostazione del ministero della salvezza come dominio e privilegio, rispondono celebrando lo splendore della libertà e della generosità di Dio.



Ciò non significa però perdita della propria identità o mancanza di coerenza con i propri principi. Ce lo ricorda la seconda parte del vangelo d’oggi, dove san Marco raccoglie una serie di affermazioni a dir poco sconcertanti di Gesù: “Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala […] Se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo […] Se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via”. Si tratta evidentemente di immagini o modi di dire. Anzitutto Gesù adoperando queste immagini invita i suoi discepoli a controllare con cura e a sondare il loro comportamento sociale (piede e mano) e personale (occhio) per evitare che, nell’orgoglio della propria serena sicurezza, divenga radice di male per i fratelli che ancora stanno cercando Dio. Gesù, poi, si esprime con immagini concrete ed eloquenti per far capire che chi vuol essere suo discepolo deve fare una scelta chiara, radicale e definitiva, deve essere quindi disposto a sacrificare ogni cosa di sé se lo esige la fedeltà alla propria scelta di fede. L’importanza della coerenza è richiamata anche da san Giacomo nella seconda lettura a proposito dell’uso delle ricchezze: colui che le possiede, se non fa attenzione, questo possesso può mettere in pericolo la sua appartenenza al Signore e il suo stesso avvenire eterno.