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sabato 20 ottobre 2018

DOMENICA XXIX DEL TEMPO ORDINARIO ( B ) – 21 Ottobre 2018




 


Is 53,10-11; Sal 32 (33); Eb 4,14-16; Mc 10,35-45



Nel brano evangelico odierno possiamo distinguere due momenti. Nel primo, vediamo gli apostoli e fratelli Giacomo e Giovanni che si avvicinano a Gesù per chiedergli l’onore dei primi posti accanto a lui nella gloria celeste. Notiamo che la richiesta degli apostoli segue immediatamente il terzo annuncio della passione, morte e risurrezione fatto da Gesù ai Dodici sulla strada per Gerusalemme (cf. Mc 10,32-34). Evidentemente gli interessi dei discepoli si muovono su un livello del tutto diverso da quello su cui si muove Gesù, totalmente proteso a fare la volontà del Padre. Nel secondo momento, troviamo la risposta di Gesù, il quale rifiuta le pretese dei discepoli e al tempo stesso propone un nuovo ordine di valori ai quali si deve attenere colui che intende seguirlo: “Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse […] Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore…”



E’ chiaro che qui ci troviamo di fronte a un insegnamento che è normativo per tutti coloro che intendono diventare discepoli di Gesù e, in particolare, per quelli che nella comunità dei discepoli hanno compiti direttivi. In questa comunità la condotta che deve vigere è diametralmente opposta a quella che si osserva nei vari regni o gruppi umani: se in questi da parte di coloro che esercitano il potere è tutto un pensare a dominare e a opprimere i sudditi, in quella la carica che alcuni hanno non deve assolutamente pesare sui sottomessi; tutt’altro, essa si deve risolvere nel servizio dei fratelli. La legge del servizio riguarda direttamente i capi della comunità, ma più in generale è una legge dell’intera comunità dei seguaci di Gesù. Il servizio di cui parla il Vangelo non è un espediente diplomatico; non indica un modo apparentemente dimesso, cortese di relazionarsi tra noi, ma la fattiva disponibilità di ciascuno di noi a lavorare per il bene dei fratelli fino a dare se necessario - ad esempio di Gesù - la propria vita per la loro salvezza. E’ il servizio reso dal Messia annunciato dal profeta Isaia (cf. la prima lettura), un uomo che “offre se stesso in sacrificio di riparazione” per gli altri. Ideale sublime incarnato da Cristo, il quale “non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”. E quanto ci ricorda anche il brano della lettera agli Ebrei della seconda lettura: essendo stato Gesù “messo alla prova in ogni cosa come noi…”, è in grado di aiutare quanti ricorrono a lui con fiducia.



L’insegnamento di Gesù punisce la nostra ambizione, il nostro pensare incentrato sulla carriera, la nostra inconfessata brama di potere, la nostra ricerca di prestigio, il nostro vaneggiare di grandezza. I discepoli di Gesù siamo chiamati a porre nella società i germi concreti di uno stile di vita nuovo, di una generosità grande e piena. La prima testimonianza “politica” della Chiesa consiste nella sua strutturazione interna, nell’organizzazione delle sue strutture di autorità e nel modo di vivere l’autorità, che dev’essere conforme a quanto vissuto da Cristo e da lui richiesto ai discepoli.