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venerdì 12 ottobre 2018

DOMENICA XXVIII DEL TEMPO ORDINARIO ( B ) – 14 Ottobre 2018






Sap 7,7-11; Sal 89 (90); Eb 4,12-13; Mc 10,17-30

La prima lettura è un invito a formarsi la giusta scala dei valori. Il testo parla di ricchezza, onore, potere, salute, bellezza, tutte cose in sé positive e quindi appetibili. Tuttavia tutte queste realtà non sono capaci di appagare la nostra sete di felicità, perché il loro valore rimane essenzialmente limitato e appunto per questo, non di rado, a chi le possiede lasciano il cuore vuoto. Ecco quindi che la parola di Dio ci esorta a colmare il vuoto del nostro cuore con un bene che non tramonta, “lo spirito della sapienza”, l’unica vera ricchezza. Colui che cerca instancabilmente questa sapienza senza lasciarsi incantare da altre bellezze è un uomo veramente saggio. Colui che incontra la sapienza, la conosce e ne fa il centro della propria vita sarà felice, perché con essa vengono tutti gli altri beni.



Ma cos’è questa sapienza di cui parla la prima lettura? La risposta la troviamo nel brano evangelico d’oggi. La vera sapienza consiste nell’accogliere la chiamata di Gesù e seguirlo collocando in lui ogni nostra speranza. L’uomo che si avvicina a Gesù viene presentato come un giusto osservante dei comandamenti di Dio e, al tempo stesso, molto ricco. Si tratta apparentemente quindi di un uomo a cui non manca nulla per essere felice. Ciò nonostante, quest’uomo sente il bisogno di qualcosa di più per assicurarsi la vera felicità, la vita eterna. Ecco perché si rivolge a Gesù in cerca di un consiglio: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”. Alla risposta di Gesù che gli chiede di donare i suoi beni ai poveri e seguirlo, il nostro uomo non ha la forza di rinunciare alle ricchezze e preferisce la sicurezza di queste ad una vita totalmente donata a Cristo. Il saggio invece è colui che dinanzi a questo dilemma, sceglie Cristo. Naturalmente, non tutti sono chiamati a fare un gesto così radicale, ma tutti siamo chiamati, quando ciò sia necessario per la nostra salvezza, a posporre i beni terreni ai valori del Vangelo o, in altre parole, tutti siamo chiamati ad acquisire quella sapienza, alla luce della quale siamo in grado di valutare le cose terrene ed eterne diventando interiormente liberi e quindi aperti ai valori del regno di Dio. Nella sobrietà di quei beni che il Vangelo chiama ricchezze si trova la possibilità di altri beni ben più importanti.



Nell’ascolto assiduo della parola di Dio, ognuno di noi è chiamato a dare le sue risposte. La parola di Dio infatti non è semplice cronaca, ma è voce di Dio che ci interpella e ci sollecita ad una concreta risposta. Come ci ricorda la seconda lettura, “la parola di Dio è viva, efficace […]; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito […] e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore”. Sperimentare l’efficacia della parola di Dio significa aprire la propria vita ad un vero incontro con il Signore. Lasciamoci interpellare da questa parola. Non permettiamo che le loro sollecitazioni vadano a vuoto.