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domenica 2 giugno 2019

LE IMMAGINI NELLO SPAZIO LITURGICO



 


La tradizione estetica recente, quella della cultura tridentina, ci ha lasciato in eredità una grande passione per un tipo di arte che assolveva al compito di illustrare figurativamente i contenuti della fede. Le chiese di tradizione erano (e sono) costruite come potenti apparati catechistici per immagini. Il ruolo dell’arte nella liturgia si è quindi alquanto identificato con questo compito illustrativo e con la sua natura figurativa (verrà in mente a molti quante parole si siano spese sul dibattito tra figurativo e astratto).


Per molti la questione dell’arte nella liturgia resta il problema di avere quadri, affreschi, mosaici, sculture che semplicemente prolunghino la tradizione figurativa del racconto dogmatico. Mi chiedo se il senso della riforma liturgica non sia stato quello di distogliere relativamente lo sguardo da questo primato della figurazione illustrativa per riportare attenzione sull’azione liturgica, che ha nei suoi luoghi principali gli oggetti estetici di cui avere massima cura.


L’attenzione estetica prevalente, anche in senso artistico, dovrebbe essere reclamata per l’altare, per l’ambone, per il battistero, dove prende sostanza l’esercizio spirituale della fede, che oggi sa stare con più coscienza nella pienezza del gesto che compie, con meno necessità di mediazione illustrativa. Oggi, per fare un esempio, mediamente i credenti frequentano consapevolmente la Scrittura, non hanno bisogno di vederla surrogata mediante le immagini.


La cura estetica andrebbe indirizzata a rendere persuasivo l’atto della parola che sull’ambone rinnova il darsi della rivelazione per il presente. Questo non vuol dire eliminare le immagini dalle chiese. Significa però la sapienza di relativizzarne il compito rispetto allo spirito di una nuova liturgia. Significa anche liberarsi di quella ossessione per il “figurativo” che, coltivata senza i necessari talenti, va seminando nelle nostre chiese oggetti e immagini di una melanconia quasi impossibile da definire.


Mi sembra che anzitutto il compito estetico nella liturgia andrebbe applicato ai gesti e ai luoghi del rito, conquistando più libertà nei confronti delle immagini.



Fonte: Giuliano Zanchi, Luoghi della grazia. La liturgia e i suoi spazi, San Paolo 2018, pp. 144-145.