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domenica 29 settembre 2019

SCAMBIARSI UN SEGNO DI PACE


 

IL FATTO. La messa è divisa in tante parti – almeno tre – e si svolge sempre secondo lo stesso schema ben noto a tutti, anche a voi che non ci andate più dai tempi della cresima (no, il vostro matrimonio non vale). A un certo punto succede che il prete dica questa frase: “Scambiatevi un segno di pace!” Ehi, tu che stai là in fondo e che non vedo mai, girati a destra e sinistra e porgi la mano al tuo vicino di panca dicendo una cosa semplice: “La Pace sia con te”. Più facile di così. Tu ti giri e allunghi la mano verso la minuta signora anziana al tuo fianco; lei fa la stessa cosa e mentre dice “la pascc”, o anche solo “ascc”, non stringe la tua mano ma la sfiora con diffidenza e ti guarda dritto sotto il pomo d’Adamo. L’operazione dura circa due secondi e mezzo. I più motivati si voltano anche verso chi è seduto dietro. Scambio della pace finito, la messa continua. Quell’anziana signora non la rivedrai mai più.

 

IL PERICOLO. Il pericolo è credere che così la pace sia stata effettivamente scambiata. Il pericolo è pensare che quei due secondi e mezzo ti abbiano riconciliato con tutta una comunità che in realtà nemmeno conosci. In un piccolo gesto dovrebbe esplodere la fraternità di persone amiche nel senso evangelico, fratelli e sorelle che ti aiutano a portare i tuoi pesi. Un gesto è un segno di qualcos’altro che però non c’è (CCC 1145). E la riprova è che finita la messa te ne esci di corsa per andare a infornare l’arrosto e gli altri fanno lo stesso. Il precetto è assolto. Buon appetito a tutti.

 

LE TATTICHE. Qui è facile. Al momento giusto, prima di dire “La pace sia con te”, prendete la mano della vecchietta e tenetela ben stretta. Non mollare la presa e iniziate a fare domande. Come si chiama signora? Dove abita? Suo marito non c’è? Io abito qui vicino e questa è mia moglie Pippa. Abbiamo cinque figli ma non riusciamo più a portarli a messa. Lei ha figli? E oggi cosa cucina di buono? Alla fine chiudete con la formula magica, completa e arricchita: “La pace sia con te e buona domenica!” Magari le prime volte vi prenderanno per matti e si passeranno la voce per non sedersi acconto a voi; poi però piano piano la faccenda dilagherà e vedrete gente che si ferma a chiacchierare, magari si siede anche, mostra la foto dei figli e si passa la ricetta dell’arrosto. Pensate che differenza. In poco tempo tutti sapranno qualcosa in più degli altri e forse, se si incontreranno nel salumiere o in pasticceria, riprenderanno allegramente il discorso. Si chiama “simpatia”, da syn = con, insieme, e pathos = affezione, sentimento. Sentire insieme, trovarsi bene con un altro essere umano, anche se basso e anziano. In una parola, essere comunità. Forse chi si è inventato il gesto dello scambio della pace a messa voleva proprio questo.

 

Fonte: Alberto Porro, Come sopravvivere alla Chiesa cattolica e non perdere la fede, Bompiani 2019, pp. 27-29.

 

Con questo stile provocatore, non esento di umorismo, l’autore di questo piccolo libro tratta i seguenti temi: Andare a Messa la domenica; Ascoltare la predica; Scambiarsi il segno di pace; Partecipare al corso fidanzati; Sposarsi in chiesa; Partecipare a un gruppo familiare; Invitare il prete a cena a casa vostra; Battezzare i figli; Mandare i figli a catechismo; Possedere una Bibbia; Dare una mano al prete; Parlare con le Suore; Obbligare i figli ad andare a Messa; Obbedire ciecamente al parroco; Fare la carità.