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lunedì 5 luglio 2021

"SUMMORUM PONTIFICUM" 14 ANNI DOPO (7 luglio 2007 - 7 luglio 2021)


 


 

In aprile del 2020, la Congregazione per la dottrina della fede inviò a tutti i vescovi della Chiesa un questionario con una serie di domande sull’applicazione del Motu proprio Summorum Pontificum. Le risposte dei vescovi dovevano arrivare a Roma prima del mese di agosto dello stesso 2020. Recentemente, il lunedì dopo la Pentecoste (24 maggio 2021), papa Francesco in un incontro con la Conferenza dei vescovi italiani, ha comunicato che si sta lavorando nella redazione di un documento per reinterpretare Summorum Pontificum. Per quanto si è potuto sapere, si tratterebbe di dare maggiore autorità in materia ai vescovi. D’altra parte, Benedetto XVI nella Lettera che accompagnava la pubblicazione del Motu proprio, riconosceva che “ogni vescovo è moderatore della liturgia nella propria diocesi” e, al riguardo, citava Sacrosanctum Concilium 22. La Commissione Ecclesia Dei, invece, nell’Istruzione con cui applicò il Motu proprio (30.04.2011), sembra interpretare il documento sottolineando l’autonomia del singolo sacerdote nei confronti del vescovo (così, ad esempio, nel n. 23 dell’Istruzione).

L’autorità del vescovo in materia liturgica è uno dei punti deboli di Summorum Pontificum e della sua applicazione, come dimostra la risposta della Conferenza dei vescovi di Francia al questionario della Congregazione per la dottrina della fede. Infatti, la critica principale che i prelati fanno ai gruppi che celebrano secondo la forma straordinaria del rito romano la possiamo riassumere con queste parole: Dà l’impressione che la liturgia è una questione di gusto personale; le sensibilità liturgiche prevalgono sulla comunione ecclesiale; l’eucaristia che dovrebbe unire, divide. In questo modo si favorisce la formazione di una Chiesa parallela e l’autorità del vescovo in queste comunità è praticamente nulla.

Noto che lo stesso card. Joseph Ratzinger nel 2001, al tempo Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, esprimeva gli stessi principi dottrinali quando affermava: “Se l'ecclesialità diventa una questione di libera scelta, se ci sono nella Chiesa delle chiese rituali scelte secondo un criterio soggettivo, questo diventa un problema. La Chiesa è costruita sui vescovi secondo la successione apostolica, nella forma di Chiese locali, quindi con un criterio oggettivo. Io mi trovo in questa Chiesa locale e non cerco i miei amici, incontro i miei fratelli e le mie sorelle; i fratelli e le sorelle non si cercano, si incontrano[1].

Il vaticanista Marco Ansaldo, nel suo libro Un altro Papa. Ratzinger, le dimissioni e lo scontro con Bergoglio, è molto severo con Benedetto XVI e il suo entourage quando afferma: “Che a papa Benedetto XVI difettasse il dono del governo lo si era capito man mano che sceglieva i suoi collaboratori. La prima cerchia, a lui più vicina, definita perfidamente ‘gli intimi di Carinzia’, venne alla ribalta quando i componenti della cricca trasformarono il Motu proprio Summorum Pontificum in un manifesto delle loro superbe ignoranze barocche in materia di dottrina e liturgia[2].

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] “Si l’ecclésialité devient une question de choix libre, s’il y a dans l’Eglise des églises rituelles choisies selon un critère de subjectivité, cela crée un problème. L’Eglise, est construite sur les évêques selon la succession des apôtres, dans la forme des Eglises locales, donc avec un critère objectif. Je suis dans cette Eglise locale et je ne cherche pas mes amis, je trouve mes frères et mes sœurs; et les frères et les sœurs, on ne les cherche pas, on les trouve” ( Autour de la question liturgique. Avec le Cardinal Ratzinger, Actes des Journées liturgiques de Fontgombault 22-24 Juillet 2001, Association Petrus a Stella, Fontgombault, 2001).

[2] Marco Ansaldo, Un altro Papa. Ratzinger, le dimissioni e lo scontro con Bergoglio, Rizzoli 2020, 57-58.