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domenica 5 settembre 2021

IL SILENZIO E LA PAROLA

 



 

La solitudine si distingue dall’isolamento, come il silenzio si distingue dal mutismo. Nel mutismo si diviene monadi dalle porte e dalle finestre chiuse, non si ha nulla da dire, non si hanno parole, e nemmeno emozioni, da comunicare agli altri, e non se ne ha il desiderio. Il silenzio ha invece un suo linguaggio, che dovremmo sapere ascoltare e interpretare, anche se non è facile coglierne gli orizzonti di senso. Sono molte le radici del silenzio: quella che nasce dal desiderio di una parola che non arriva, quella che dice la nostra tristezza, o la nostra angoscia, le nostre attese inespresse, i nostri timori, e le nostre speranze. Sono molti i modi con cui il silenzio e la parola si intrecciano. C’è il silenzio che rende viva la parola, dilatandone le emozioni; c’è il silenzio che si sostituisce alla parola nel dire la gioia e il dolore, la speranza e la disperazione; c’è il silenzio del cuore che nasce dagli abissi dell’interiorità, e che testimonia della condizione umana, ma c’è anche il silenzio che si chiude in se stesso, e non sa ridestare risonanze emozionali. Ogni silenzio ha un suo linguaggio che in psichiatria ma anche nella vita di ogni giorno, dovremmo saper analizzare e decifrare nei suoi significati, senza interromperlo con parole leggere e dissonanti. Quante volte […] non si tollera il silenzio, non si sa accoglierlo nel suo mistero.

 

Eugenio Borgna, In dialogo con la solitudine (Vele 180), Giulio Einaudi Editore, Torino 2021, pp. 23-24.