Translate

mercoledì 21 settembre 2022

LA SACRA RUOTA

 



 

Ben prima dei funerali della regina Elisabetta, seguiti in tutto il mondo da uno sproposito di persone, si sapeva che certi eventi e certe istituzioni si nutrono di riti pomposi, e che togliere solennità ai riti, persino a quelli profani significa togliere credibilità all’evento o all'istituzione. Immaginate se il giorno della sua incoronazione Carlo si mettesse in testa uno scolapasta, se al prossimo “red carpet” le dive sfilassero in pigiama, se il vincitore del Nobel andasse a ritirare il premio in tuta o se un prete dicesse Messa indossando un body da ciclista e, al posto della stola, una sciarpa arcobaleno. Quest'ultimo esempio non lo dovete più immaginare perché è accaduto davvero. Don Fabio Corazzina, prete bresciano pacifista e impegnato nel sociale, ha ritenuto di esprimere la sua vicinanza agli ultimi celebrando il Sacramento con i paramenti di un cronoman. Il suo vescovo lo ha sgridato, soprattutto per aver reso pubblica la prodezza su Facebook. Lungi da me l'intenzione di immischiarmi in beghe religiose, però mi rifiuto di etichettare come reazionario il pensiero di chi si è schierato col vescovo nel sostenere che la forma è anche sostanza. Nonostante tutte le nostre arie, restiamo degli esseri semplici e suggestionabili, che hanno bisogno di segnali esteriori con cui orientarsi. E non è un'opinione, ma un dato di fatto, che più la politica e la religione si fanno piccole per avvicinarsi alla gente, più la gente finisce per allontanarsi da esse.

 

Fonte: Massimo Gramellini (Il Caffè), Corriere della Sera, 21.09.2022