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giovedì 22 febbraio 2018

LA COMUNIONE SULLA MANO PRESA DI MIRA






Federico Bortoli, La distribuzione della comunione sulla mano. Profili storici, giuridici e pastorali, Edizioni Cantagalli, Siena 2018 (Prefazione del card. Robert Sarah).

Ancora non ho potuto avere in mano il libro, piuttosto voluminoso, che recentemente F. Bortoli ha dedicato alla distribuzione della comunione sulla mano (ne parleremo più avanti quando abbia letto l’opera). Ho potuto leggere invece la prefazione al libro scritta dal card. Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il culto divino. Come di solito, il cardinale è giustamente molto attento a tutto ciò che riguarda la “sacralità” e il “decoro” della celebrazione liturgica. Il porporato però, come ha fatto in altre occasioni, propone che quanto prima la Chiesa rifletta sulla concessione (indulto?) di ricevere la comunione sulla mano. Un uso che egli giudica non consono con il rispetto che si merita l’Eucaristia e, che tra l’altro, favorisce la dispersione delle particelle del pane eucaristico…

Il card. Sarah ricorda che i veggenti di Fatima hanno ricevuto dall’angelo la comunione in bocca: “l’angelo diede la santa Ostia a Lucia e il sangue del calice a Giacinto e Francesco”. Si tratta probabilmente di uno sbaglio tipografico (al posto di “Giacinto”, si dovrebbe leggere “Giacinta”). Sarebbe bello poter commentare questo passaggio ed invitare a rivalutare la comunione al calice per i fedeli, che il Vaticano II raccomanda come “quella partecipazione più perfetta alla messa…” (SC 55).

Il porporato considera la comunione in bocca come il “modo corretto di ricevere l’Eucaristia”. Fino a prova contraria, i due modi (in mano o in bocca) sono corretti. Senza accorgersene, il cardinale contraddice se stesso che poco prima afferma: “che nessun sacerdote osi pretendere di imporre la propria autorità su questa questione”. Il principio dovrebbe essere valido sia nel caso di imporre la comunione in bocca sia nel caso di imporre la comunione sulla mano.

La lettura della prefazione del cardinale ci fa capire quale sia la tesi che Federico Bortoli difende nella sua opera. Ce ne occuperemo più avanti.