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domenica 24 marzo 2019

LE SOGLIE CRISTIANE






Il tema delle soglie potrebbe subito far pensare alla classica dialettica fra sacro e profano che accompagna normalmente la logica del tempio arcaico. Una linea netta separava rigidamente lo spazio profano della vita secolare da quello sacro della presenza divina. Le due sfere del resto erano rigorosamente distinte. La soglia verso il sacro restava nella norma inaccessibile. Sigillava il confine di uno spazio interdetto, salvo alle specifiche facoltà della mediazione sacerdotale.

Per il cristianesimo le soglie hanno un significato diverso: benché abbiano anche la funzione di distinguere, esse non hanno il compito di interdire, piuttosto hanno la funzione di introdurre. La forma cristiana della relazione religiosa del resto non oppone una profanità del secolare a una sacralità trascendente. Le sa distinguere ma non accetta di contrapporle. Le sue radici anticotestamentarie e le sue origini evangeliche si fondono entrambe, per quanto in modo diverso, sulla concezione di un divino che della scena secolare ha fatto il luogo reale della sua presenza, non semplicemente il teatro astorico della sua manifestazione. Il corpo di Gesù, verità ultima di questo principio, resta per sempre la tenda messa da Dio nel mondo, tempio aperto all’intera umanità, veicolo dello Spirito che non resta confinato in un sacello inaccessibile ma riempie il mondo intero.

Le soglie cristiane perciò non trattengono e non separano. Ma collegano e modulano. Come il vero tempio in cui Dio trova casa è la comunità dei discepoli convocati dalla sua memoria, così le soglie che introducono in esso sono figura di un cammino iniziatico che simbolicamente continua a rinnovarsi. Attraversando le sue forme, in una qualsiasi delle nostre chiese, si ritualizza il cammino che introducendo nella comunità ha portato nella pienezza della vita cristiana. Si è ogni volta come introdotti di nuovo.



Fonte: Giuliano Zanchi, Luoghi della grazia. La liturgia e i suoi spazi (Grammatica della liturgia), Cinisello Balsamo, San Paolo 2018, pp. 47-48.